“Lo stato preoccupante della sanità pubblica in Umbria, nonostante lo sforzo sovrumano degli operatori rimasti a difenderla, non si vede solo dalla stentata ripresa dell’arretrato, ma anche dalla difficoltà a prenotare nuove prestazioni e dai cittadini che, a causa di attese e impedimenti, si trovano spesso a rinunciare alle prestazioni per motivi economici, distanza dal luogo della prestazione, liste d’attesa e orari scomodi”. Così il consigliere regionale Tommaso Bori (Pd – vicepresidente della Commissione Sanità) commenta “il report della Corte dei Conti che vede l’Umbria al terzo posto a livello nazionale per la percentuale di cittadini che rinunciano alle cure”.

“Il report pubblicato dalla stampa nazionale nei giorni scorsi – spiega Bori – individua una percentuale media nazionale del 7 per cento di cittadini che si trovano costretti a rinunciare alle cure alla luce di contingenze e situazioni difficili da gestire. In questo podio dello scandalo svetta la Sardegna, con il 12,3 per cento di cittadini costretti a rinunciare alle cure. Segue il Piemonte con il 9,6 e al terzo posto del podio c’è l’Umbria con l’8,1. Tutte e tre governate da questa destra che persegue la privatizzazione della sanità. Oltre dunque al piano di risanamento dell’arretrato, per il quale l’Umbria è ricorsa massicciamente ai privati con l’obiettivo di azzerare tutto entro il prossimo 31 luglio, l’invito che facciamo alla Regione è quello di considerare gli arretrati e chi aspetta, ma di non perdere di vista invece le nuove prenotazioni e i disagi di chi, oggi, si trova a dover rinunciare alla cura, principio e diritto alla salute che invece sono tutelati dalla Costituzione”.