L’Assemblea legislativa dell’Umbria ha discusso oggi l’interrogazione a risposta immediata sugli “intendimenti della Giunta regionale in merito all’accordo di programma Ast in stallo”, presentata dal consigliere Fabio Paparelli (Pd).

Illustrando l’atto ispettivo in Aula, Paparelli ha detto che “Il closing Ast-Arvedi è avvenuto il 31 gennaio 2022. Sono passati mesi e mesi di immobilismo dove né il Comune di Terni, né la Regione Umbria hanno fatto un’adeguata pressione sul Governo affinché si arrivasse alla firma dell’accordo di programma per Ast. Ora si è arrivati ad un punto cruciale. Sul piatto ci sono la salvaguardia della competitività di mercato e delle competenze, di un sito che assorbe 2.500 addetti e determina lo sviluppo di un indotto di pari dimensioni, che rappresenta il 15 per cento del Pil regionale. Lo scorso 26 maggio c’è stata una riunione tra il Ministero delle Imprese e del Made In Italy e i sindacati dove erano stati indicati i primi giorni di luglio 2023 come periodo utile per un aggiornamento e verifica dell’accordo di programma, ma tale convocazione non è mai arrivata. L’accordo di Programma ed il Piano industriale dell’Ast sono in stallo ormai da mesi, una situazione che viene definita preoccupante dalle segreterie territoriali di Fim, Fiom, Uilm, Fismic e Ugl. Le sigle sindacali per interrompere tale situazione di stallo, hanno condiviso un percorso unitario che parte dalla richiesta di un incontro urgente alle varie Istituzioni interessate: Regione, Comune ed i Parlamentari. È finito il tempo degli annunci, come evidenziano i sindacati, ed ormai si è perso il conto delle possibili date utili per la sottoscrizione dell’accordo di programma propedeutico alla discussione sul dettaglio del piano industriale che ancora non c’è. Risulta sempre più necessario un patto di territorio capace di coinvolgere i lavoratori e le proprie rappresentanze per allargare le prospettive e governare le ricadute positive dell’investimento, sia sull’azienda che sull’intero territorio, per rafforzare la propria vocazione industriale. Penso sia importante riprendere il lavoro fatto in sede di area di crisi complessa che poggiava proprio sulle due gambe della siderurgia e della chimica. Ho letto sui giornali che l’accordo, come sottolineato dalla Regione, era al visto della Commissione europea, cosa poi mi pare parzialmente o completamente smentita da un europarlamentare del Movimento 5 Stelle. Oggi apprendiamo, sempre dalla stampa, che la Presidente Tesei ha convocato un summit per dopodomani alla presenza di Arvedi, ma trovo già anomalo che questi incontri non si facciano a Terni. Quindi chiedo alla Giunta regionale quale sarà l’esito dell’incontro programmato, quali tempistiche sono previste per l’accordo di programma e quindi il piano industriale sull’Ast e sapere se sia stata fissata una data al Ministero per apporre finalmente la firma”.

La presidente Tesei ha risposto che “sulla questione non abbiamo mai fatto propaganda o annunci. Troppo spesso, invece, vengono fatte ricostruzioni molto sconclusionate, frutto di impreparazione e di fervida fantasia. Mi preme precisare che Ast vale 3500 occupati per Terni, perché oltre ai 2500 ce ne sono altri mille dell’indotto e anche di queste aziende che lavorano con Ast ci dobbiamo preoccupare. L’Ast, poi, non vale 15 punti percentuali di pil dell’Umbria, che significherebbe 3 miliardi l’anno, ma in realtà questa azienda, seppur strategica e importantissima, vale il 4 per cento di pil. In una regione come la nostra, un’azienda contribuisce al pil regionale con le retribuzioni dei suoi dipendenti e della quota di indotto ad essa collegata, quindi con il reddito che genera e con gli investimenti che mette in campo. L’Ast, grazie anche alla precedente gestione Burelli e alle forze sindacali, fino al 2021 si era riusciti a tenere buona parte dell’occupazione. Parliamo di un settore dove è indispensabile investire e all’avvento della Famiglia Arvedi, Thissen non investiva più. In mancanza di investimenti non si ha una prospettiva industriale e reddituale di crescita. L’azienda viene acquisita da Arvedi sulla base di un piano di rilancio della produzione nazionale dell’acciaio e con la prospettiva di un sostegno dell’allora Governo Draghi a un piano industriale di rilancio aziendale, perché senza investimenti l’azienda non riesce a stare sul mercato e mette a rischio il proprio futuro. Fin dalle prime analisi dell’ottobre 2021 il gruppo Arvedi identificò i fattori di rischio e viceversa quelli del potenziale sviluppo e studiò un piano industriale che facesse di Ast una moderna acciaieria di rilievo mondiale sviluppando nel tempo livelli occupazionali e ritorni di investimento sul territorio. Punti cardine del piano la riduzione dell’impatto ambientale, di cui sottolineai la grandissima importanza. Nacque così il famoso piano di oltre un miliardo di euro di investimento, che oltre ai cardini industriali ed occupazionali del sito ternano, prevede la totale decarbonizzazione della fabbrica, azzeramento emissioni industriali di CO2, attraverso interventi strutturali sulla fabbrica e non con compensazioni. Previsti anche circa 100 milioni di investimenti ambientali. Rispetto al Piano, la parte privata si è impegnata in un finanziamento di oltre 700 milioni di euro, chiedendo circa 300 milioni di supporto pubblico. La strada scelta dal Governo Draghi fu quella, per una parte preponderante del contributo pubblico di accesso al fondo PNRR destinato in maniera specifica all’abbattimento delle emissioni delle aziende difficili da decarbonizzare. Il piano industriale fu pensato per rispondere pienamente ai criteri di eleggibilità del fondo ed allo stesso tempo fosse forte dal punto di vista del rilancio industriale. Nel mese di agosto il Mase ha emesso una apposita determina direttoriale che dichiarava eleggibile, per questo tipo di intervento, al fondo in questione e contestualmente inviava la proposta alla Direzione generale ‘Competition’ della Commissione europea per il ‘semaforo verde’ all’eleggibilità dell’accesso a questo fondo. L’eleggibilità di questo fondo è fondamentale per cofinanziare l’accordo di programma e quindi per supportare il piano industriale. Sempre nel mese di agosto sono terminati i lunghi lavori del Governo per la predisposizione della bozza di accordo di programma la cui circolazione e definizione è stata sospesa in attesa dell’approvazione europea. Come Regione stiamo intavolando a più livelli ed interloquendo con la Commissione europea per avere lo sblocco in questione. Per valutare il nostro lavoro su questo strategico tema industriale mi piace ricordare l’apprezzamento pubblico avuto, verso la nostra Amministrazione dalla famiglia Arvedi. Rispetto al tema delle infrastrutture, collegato all’accordo di programma, vedremo in che modo vorrà affrontarlo anche dal Governo, visti i diversi livelli di competenza, anche se in proposito l’assessore Melasecche sta stimolando vari interventi utili per l’azienda. Il tema energia è strategico. Oggi in Italia si pagano 137 euro al Mwh: la metà si paga nel nord Europa, un terzo in Asia e negli Usa e questo pone una competitività che manca al sistema Italia. Si tratta ovviamente di un problema che riguarda tutte le aziende energivore e per Ast è di portata enorme. Anche su questo tema della competitività energetica abbiamo fatto di tutto e di più per le nostre aziende. Sul dossier Ast, sin dalle prime battute siamo attivi con Enel e Governo, insieme all’Azienda su un ampio set di interventi su cui avrò a novembre un incontro anche con i vertici Enel. Parliamo di un tema particolarmente complesso e molto sovraordinato rispetto alle nostre competenze regionali, ma su cui ci stiamo attivando con forza. Ast non è soltanto importante per l’Umbria, ma anche per il sistema italiano ed europeo”.

Nella replica, Paparelli ha puntato il dito sulla Presidente e sulla Giunta perché “continuate – ha detto – a buttare la palla in tribuna. Ricordo che la Presidente nell’ottobre 2022 assicurava di aver parlato con Arvedi e che aveva la garanzia di un piano di sviluppo sul sito e di un incremento occupazionale e di un imminente incontro al Mise, che però stiamo ancora aspettando. Il primo aprile del 2022 dichiarò al Sole 24 Ore:’dobbiamo accelerare sull’accordo di programma’. Ma ancora nulla. La questione delle possibili sinergie dovute all’acquisto del sito di Galleto da parte di Enel è un tema che ho posto in un’interrogazione circa 18 mesi fa. Dopo 21 mesi le questioni sono quattro: non c’è ancora un tempo certo per la firma dell’accordo di programma; non ci sono ancora risorse definite; non c’è un programma e una tempistica di investimenti definita; non c’è un piano industriale dopo circa due anni dalla chiusura del closing. Auspico di avere a breve risposte su questi punti, come pure ritengo necessario ed urgente un incontro al tavolo ministeriale dove si faccia il punto reale della situazione rispetto alle tempistiche e come gestire la fase di transizione e si riprendano i tre filoni dentro il patto di territorio, che erano parte integrante dell’area di crisi complessa, e cioè: quale futuro per l’università e per la ricerca, quale futuro per le infrastrutture collegate ai temi dello sviluppo del sito produttivo siderurgico e quali le questioni ambientali da risolvere. Ad oggi, di fatti concreti non ne vediamo”.