La prima seduta del nuovo consiglio comunale di Terni è andata in archivio anche con una parentesi che non è affatto piaciuta al mondo dell’informazione.

Secondo quanto raccontato da chi ha assistito alla scena, il Sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, avrebbe reagito in maniera alquanto stizzita ad alcune domande sulla questione incompatibilità che gli stava ponendo un giornalista di una televisione privata regionale.

Quanto accaduto, viene duramente stigmatizzato dall’Odg, l’ordine dei giornalisti dell’Umbria che – in una propria nota – invia la propria solidarietà al collega.

“La reazione verbale del sindaco di Terni a un giornalista che lo intervistava – scrive l’Odg umbro – ribadisce l’insofferenza di Stefano Bandecchi nei confronti degli operatori dell’informazione. Dobbiamo purtroppo ricordare che il linguaggio adottato da un esponente delle istituzioni – sebbene nella piena e garantita libertà individuale di voler esprimere il proprio pensiero con i termini che più lo rappresentano – dovrebbe essere conforme al ruolo svolto.

In più – prosegue l’Odg dell’Umbria – sottolineiamo che lo stesso ruolo dovrebbe renderlo garante della tutela dei diritti sanciti dalla nostra Costituzione.

Nell’esprimere solidarietà al collega vittima delle intemperanze del primo cittadino di Terni, assicuriamo che vigileremo con ancora maggior forza affinché sia tutelata la dignità professionale dei giornalisti, sempre e in ogni contesto e, soprattutto, in quello in cui si esplica il potere politico-istituzionale.

Non si è fatta attendere la replica dell’istituzione. La risposta alla nota dell’Ordine dei Giornalisti è del vicesindaco del Comune di Terni, Riccardo Corridore, che ha la delega alla comunicazione.

“La verità – dice Corridore – è che andrebbe evitato che i giornalisti invadano gli spazi istituzionali senza alcuna autorizzazione. Circostanza questa che non si verificherà più in futuro. L’educazione – prosegue il vicesindaco – è posta alla base del vivere civile e pertanto andrebbe accertato il come e il perché questi operatori dell’informazione si siano intrufolati in spazi che a loro non dovrebbero essere accessibili”.

(Riccardo Corridore)