“Fatta salva la buona intenzione”, l’ordinanza anti prostituzione del sindaco di Terni evidenzia “una serie di aspetti discriminatori nei confronti delle donne”: a dirlo sono le consigliere di parità della Provincia di Terni, Maria Teresa Di Lernia e Ivana Bouché. Le quali chiedono quindi il ritiro dell’atto, aggiungendo di essere già intervenute presso il sindaco “per la rimozione dei contenuti discriminatori” e che valuteranno a riguardo “eventuali azioni successive”. In una nota congiunta con le consigliere nazionali e della Regione, Di Lernia e Bouché esprimono “profondo dissenso” e “dispiacere per l’ennesima violazione della parità di genere”. Tra gli aspetti discriminatori sottolineati, “primo fra tutti – scrivono – il non tener conto della drammaticità della condizione delle donne che si prostituiscono per strada, vittime spesso delle peggiori tratte, che andrebbero aiutate ad uscire dallo sfruttamento e dal degrado in cui sono costrette a vivere, in alcuni casi vera e propria schiavitù, e non essere perseguite con inutili multe”.

Il riferimento ad abbigliamento indecoroso o indecente costituisce inoltre, sempre secondo le consigliere, “uno dei peggiori stereotipi di genere che di fatto colpevolizza una donna in base al proprio aspetto, sottraendole libertà e assolvendo l’uomo per i propri comportamenti veicolando falsi giudizi di merito”. Infine “il legare il decoro urbano ad abbigliamento delle prostitute e allo schiamazzo dei clienti – si legge ancora nella nota – è come dire che prostitute in abito elegante e clienti che lampeggiano in silenzio non risultino lesivi della rispettabilità di un quartiere e di una città”. Intanto secondo il coordinamento donne Cgil Perugia, l’ordinanza del sindaco di Terni sul fenomeno della prostituzione, “che non condividiamo per l’attacco portato avanti indistintamente alla libertà delle donne, ha un precedente non molto distante” in quella emessa dal sindaco, Andrea Romizi, l’8 luglio scorso “valida” fino al 31 ottobre.

“Anche questa – sostengono in una nota – si colloca a pieno titolo nel filone delle politiche securitarie e retrogade perché tratta il fenomeno della prostituzione come un mero problema di ordine pubblico e interviene solo in alcune zone della città, scelte perché da quei luoghi vengono fatte ‘segnalazioni al comando della Polizia Municipale da parte dei residenti di crescenti episodi di inciviltà’”.