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Solo quattro regioni su 20 ancora sotto i livelli occupazionali pre-pandemia delle imprese, in Italia in un anno 533.930 addetti in più (+196.737 nell’ultimo trimestre). Prime per crescita occupazionale delle aziende Sicilia, Sardegna e Abruzzo. L’Umbria supera i livelli pre-pandemia e marca su base annua +2,75% con 6mila 934 addetti in più, un po’ meno della media nazionale (+3%), ma più del Nord. La provincia di Terni fa meglio di quella di Perugia, tra i comprensori in testa Amerino, Tuderte e Orvietano (che tuttavia accusa una flessione nell’ultimo trimestre), unico segno negativo nell’Eugubino – Alto Chiascio.

La dichiarazione: “Dati occupazionali buoni, a livello annuale come a livello congiunturale, sia per l’Italia che per l’Umbria – afferma Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria – Dimostrano la vitalità delle imprese e la mobilitazione per cogliere una fase di ripresa, trainata anche dalle prospettive del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr). Ma prima di cantare vittoria sarà bene attendere i dati dei prossimi trimestri, perché l’inflazione all’8%, la disarticolazione di non poche filiere produttive e di servizi, la relativa scarsità di materie prime che non consente a molte imprese di lavorare a pieno regime – tutti fattori che si sono aggravati da marzo con la guerra in Ucraina – indubbiamente stanno pesando molto sulle prospettive di crescita. Servono decisioni coraggiose, come il taglio del cuneo fiscale sulle retribuzioni. Oltre ovviamente a un rispetto puntuale del timing del Pnrr”.

L’occupazione delle imprese italiane nel primo trimestre 2022 per la prima volta ha superato i livelli pre-covid, proseguendo un’espansione degli addetti totali che nell’ultimo anno, tra il primo trimestre 2022 e lo stesso trimestre 2021, sono cresciuti del 3% (+533mila 390 addetti). E se il confronto su base annua è certamente condizionato dal fatto che nel primo trimestre 2021 era ancora forte la pandemia da Covid-19, il dato significativo è che la ripresa occupazionale si manifesta anche a livello congiunturale, ossia tra il primo trimestre 2022 e il trimestre precedente (+1,08%, che in concreto significa l’aumento di 196mila 737 addetti), quando la situazione della pandemia era sostanzialmente simile. In questo contesto anche l’Umbria, il primo trimestre 2022, ha superato i livelli occupazionale pre-covid (258.281 addetti totali contro i 255.050 del IV trimestre 2019, l’ultimo prima della pandemia) e su base annua mette a segno un incremento degli addetti del 2,76% (+6mila 934), mentre a livello congiunturale marca +0,94% (+2mila 406 addetti).

Emerge da un’indagine effettuata dalla Camera di Commercio dell’Umbria, che presenta il quadro di tutte le regioni italiane, su dati del Sistema Camerale.

A cosa si riferiscono i dati

L’indagine prende in considerazione i dati aggiornati degli addetti delle imprese attive iscritte ai registri camerali italiani, gestiti dalle Camere di Commercio. A livello di singola regione, il numero degli addetti riguarda coloro che effettivamente lavorano nella regione, quindi comprendendo gli addetti delle unità locali facenti capo a imprese ubicate fuori regione, ed escludendo invece gli addetti delle unità locali fuori regione facenti capo ad imprese del territorio considerato. Ovviamente non si tratta di tutta l’occupazione (è escluso ad esempio il pubblico impiego), ma di quella – che è la gran parte di quella totale – che afferisce complessivamente al sistema delle imprese.

IL QUADRO NAZIONALE- Solo tre regioni su venti sono ancora sotto rispetto all’occupazione pre-covid. Nell’ultimo anno guadagnati 533mila930 addetti (+3%), di cui 196mila 737 nell’ultimo trimestre. In testa per crescita su base annua Sicilia, Sardegna, Abruzzo e Campania.

Rispetto ai livelli occupazionali pre-covid delle imprese, nel I trimestre 2022 solo tre regioni su venti (Emilia Romagna, Marche, Toscana, Valle d’Aosta) sono ancora sotto (Tab.2).

Se si guarda all’andamento tra il I trimestre 2022 e lo stesso trimestre 2021 (Tab.1 ), l’incremento occupazionale più importanti lo mette a segno la Sicilia (+5,29%), seguita da Sardegna (+4,82%) e Abruzzo (+4,47%). Competano la ‘Top Five’ Campania (+4,41%) e Calabria (+4,16%). In coda invece tre regioni del Nord: Valle d’Aosta (+1,25%), Lombardia (+1,86%) e Liguria (+1,90%). La prima regione del Centro è il Lazio (+3,71%).

Spostando l’attenzione a livello congiunturale, tra il I trimestre 2022 e il trimestre immediatamente precedente, l’occupazione nelle imprese italiane è cresciuta dell’1,08% (Tab.1), +196mila 737 addetti. In questo caso è in testa la Calabria (+4,7%, evidenziando quindi un recupero occupazionale concentrato in questa regione tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022), ma al secondo posto e terzo posto ci sono due regioni del Nord, Valle d’Aosta (+2,93%) e Trentino Alto Adige (+2,19%). Nel Centro bene il Lazio (+1,31%).

 

FOCUS SULL’UMBRIA – Superati i livelli pre-covid, crescita di poco sotto la media nazionale ma superiore al Nord. La provincia di Terni meglio di quella di Perugia. Tra i comprensori la maggiore crescita occupazionale delle impresene si evidenzi nell’Amerino e nel Tuderte. Unica flessione quella dell’Eugubino-Alto Chiascio (Tab. 1 e 3).

Il sistema imprenditoriale umbro, sia a livello annuo che a livello congiunturale, evidenzia una crescita dell’occupazione nelle imprese di poco inferiore alla media nazionale (tra il primo trimestre 2022 e lo stesso trimestre 2021 +2,76%, rispetto al +3% del dato italiano, mentre tra il primo trimestre 2022 e il trimestre precedente l’Umbria fa +0,87% contro +1,08% del dato nazionale), con una crescita di 6mila 934 addetti su base annua (di cui 2mila 406 nell’ultimo trimestre).

Il dato umbro appare coerente con una crescita occupazionale delle imprese un po’inferiore per il tentativo da parte delle aziende di recuperare produttività, dopo averne persa molta (ben più della media nazionale) durante la grande recessione.

Le cifre umbre, comunque, è superiore a quello di quasi tutte le regioni del Nord e nel Centro solo il Lazio fa meglio (+3,71%). Va inoltre rilevato come l’espansione occupazionale, in linea con il trend nazionale, sia proseguita anche nel primo trimestre rispetto al trimestre precedente e come la regione abbia superato i livelli occupazionali pre-covid.

A livello di province, l’andamento delle imprese in provincia di Terni è migliore, sia su base annua che su base congiunturale, rispetto a quello delle aziende in provincia di Perugia (rispettivamente +3,28% e +2,60% su base annua, +1,18% e +0,87% nell’ultimo trimestre).

Interessante anche l’andamento nei singoli comprensori umbri (Tab.3). Su base annua a tirare la volata è il comprensorio Amerino (+3,82%), seguito da quello Tuderte (+3,47%) e da quello Orvietano (+2,99%). Quindi il comprensorio Perugino (+2,74% e quello Ternano (+2,48%). In coda l’Eugubino – Alto Chiascio, l’unico che mostra il segno meno (-0,2%, che diventa -0,82% se si guarda alla variazione congiunturale), lo Spoletino (+0,22) e l’Alta Valle del Tevere (+0,25%). Da notare che le imprese del comprensorio Orvietano, che su base annua hanno messo a segno un incremento occupazionale del 2,99%, nell’ultimo trimestre segnano invece -0,60%, quindi con una riduzione congiunturale degli addetti.

La dichiarazione del Presidente Mencaroni (versione integrale)

“I dati aggiornati del Sistema Camerale sull’andamento degli addetti nelle imprese – afferma Giorgio Mencaroni, Presidente della Camera di Commercio dell’Umbria – evidenziano una crescita molto interessante, in particolare nel Mezzogiorno d’Italia, con un incremento medio nazionale del 3% tra il i trimestre 2022 e il I trimestre 2021, con il numero degli addetti totali che ha superato quello pre-pandemia. Bisogna tuttavia tenere conto che, nel primo trimestre 2021, l’emergenza Covid viveva ancora una fase acuta. Ma è importante che l’espansione occupazionale sia evidente anche nel confronto tra il primo trimestre 2022 e il trimestre precedente, a condizioni Covid praticamente invariate. In questo quadro sono soddisfacenti anche i dati dell’Umbria, dove sono stati superati i numeri pre-Covid e la crescita occupazionale è stata di sicuro interesse, tenendo conto dell’assoluta necessità della regione di recuperare produttività dopo il crollo avvenuto nella gande recessione”.

“Tutto ciò – prosegue Mencaroni – dimostra la vitalità delle imprese e la mobilitazione per cogliere una fase di ripresa, in Italia e in Umbria trainata anche dalle prospettive del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e reslienza, ndr). Ma prima di cantare vittoria sarà bene attendere i dati dei prossimi trimestri, perché l’inflazione all’8%, la disarticolazione di non poche filiere produttive e di servizi, la relativa scarsità di materie prime che non consente a olte imprese di lavorare a pieno regie, – tutti fattori che si sono aggravati da marzo con la guerra in Ucraina – indubbiamente stanno pesando molto sulle prospettive di crescita. Si aggiunga che, causa dell’inflazione –che la guerra ha certamente aggravato, ma che era già ben presente, con i maxi rincari delle materie prime, già alla fine del 2021 – le politiche monetarie saranno assai più restrittive di quanto non si prevedesse. Il clima di incertezza non fa bene alla crescita – conclude il Presidente – e occorre quindi monitorare attentamente la situazione e assumere provvedimenti coraggiosi, come ad esempio il taglio del cuneo fiscale sulle retribuzioni. Oltre ovviamente a un rispetto puntuale del timing del Pnrr”.