La recente storia politica e sociale di Terni può essere un “caso studio” per capire dinamiche molto più grandi, di carattere nazionale ed internazionale. Qualcuno dice che Terni “ha dichiarato guerra alla propria storia”, di certo ha cambiato pelle, a partire dal rapporto con la sua fabbrica, che per un secolo ne ha plasmato e orientato l’identità. Di questa trasformazione si occupa il libro “Dal rosso al nero” di Alessandro Portelli, presentato stamattina a Terni dalla Cgil, in una gremita sala del Consiglio provinciale. A discutere con l’autore Lucia Rossi, sindacalista oggi alla guida della Filcams Cgil di Terni, Claudio Cipolla, segretario generale della Cgil di Terni, e Rosario Rappa, già segretario nazionale della Fiom e protagonista in prima persona delle grandi vertenze siderurgiche degli ultimi 20 anni.
“Un libro di storie è un libro aperto, ne ho raccolte 120, ma sarebbero potute essere 100mila – ha detto Portelli, raccontando il senso del suo lavoro – quindi questo libro non ha la pretesa di dare risposte sul perché di una trasformazione così radicale della città. Di certo, negli ultimi anni c’è stato evidentemente un attacco alla storia di Terni, una rivincita, se vogliamo, di élite locali che fin dall’inizio del ’900 si erano sentite emarginate e sopraffatte dal protagonismo operaio di questa città”. Portelli ha parlato di un tentativo “culturale” di ridefinire l’identità di Terni: più San Valentino e meno viale Brin; puntare sul turismo, ma senza archeologia industriale; archiviare l’antifascismo come un ferro vecchio, mettere nel cassetto l’orgoglio operaio del ’900.
In questa trasformazione si inseriscono le vertenze: prima quella “persa” per il magnetico nel 2004, e poi quella di 10 anni dopo, culminata con i 44 giorni di sciopero, i picchetti ai cancelli, le manganellate a Roma e i fischi in piazza alla Camusso. Ma chiusa da un accordo, che, come hanno rimarcato Claudio Cipolla e Rosario Rappa, “ha consentito di salvare la storia industriale di questa città”.  “Qualcuno nel 2014 pronosticava la chiusura in pochi anni – ha detto Cipolla – ma poi la storia è andata diversamente e oggi possiamo dire che quella battaglia di resistenza, guidata dalla Fiom e dalla Cgil, ha consentito di mantenere a Terni un sito siderurgico che produce un milione di tonnellate e che è stato recentemente acquistato da uno dei più grandi produttori di acciaio in Italia”.
“Io credo che la traiettoria vissuta da Terni non sia molto diversa da quella che sta investendo l’intero Paese, anche se qui c’è una storia politica alle spalle che la rende più clamorosa – ha aggiunto Rosario Rappa – Il vero elemento di rottura, a mio avviso, è il venir meno dell’orgoglio operaio, di quel sentimento per cui negli anni ’70 e ’80 ci sentivamo classe dirigente del Paese. Poi è iniziata la svalorizzazione del lavoro – ha aggiunto il sindacalista – e molti giovani oggi quasi si vergognano ad essere operai”.
“Il compito di un intellettuale è quello di sollevare questioni scomode, di mettere il dito nell’occhio – ha concluso Portelli – e questo ho cercato di fare raccogliendo voci e testimonianze anche fortemente critiche. Il libro racconta una sconfitta culturale, che però non è definitiva. L’ultimo capitolo si intitola ‘C’è ancora una fabbrica’, perché, nonostante tutto, qui c’è una storia che non è finita, c’è ancora futuro”.