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“L’Amministrazione Comunale di Terni continua a perseguire con tenacia i propri obiettivi di smantellamento dei servizi pubblici, in particolare dei servizi educativi, attraverso una gestione solo apparentemente confusa ed inadeguata”. È la dura denuncia della Fp Cgil di Terni che in una nota parla di una vera e propria “strategia” di Palazzo Spada “fatta di indicazioni volutamente confuse, contrastanti o, più spesso, assenti o negate, di difficoltà (spesso impossibilità) ad avere istruzioni univoche in forma scritta, e, sempre più spesso, di palesi disparità di trattamento delle lavoratrici per creare dissidi e frizioni, con sottrazione ed erosione sistematica di diritti”.

Secondo il sindacato questa “strategia” punta ad ottenere indirettamente “l’affossamento dei servizi educativi pubblici”, anche, ma non solo, attraverso “la mortificazione e lo svilimento della professionalità del personale”. “Alle insegnanti ed alle educatrici da tempo viene ostacolato, spesso impedito, l’utilizzo dei permessi maturati, previsti e regolamentati dal contratto nazionale e decentrato – afferma la Fp Cgil – con motivazioni palesemente pretestuose, più o meno fantasiose a seconda dell’occasione e della circostanza, utilizzate anche per creare attrito all’interno dei collettivi. Capita persino – prosegue il sindacato – che si chieda, in camera caritatis, alle educatrici, di utilizzare le ore di formazione e programmazione per sopperire al mancato invio di supplenti, dimenticando (?) che non solo tale richiesta è illegittima, ma anche che così viene meno la compresenza, un indicatore fondamentale di qualità dei servizi educativi, nonché la caratteristica peculiare che definisce il rapporto numerico adulto/bambini e la capienza massima del servizio”.

Anche l’emergenza sanitaria, secondo la Funzione Pubblica Cgil, viene sfruttata per perseguire l’obiettivo. “Infatti – prosegue il sindacato – da un lato si lasciano sole le insegnanti a gestire appuntamenti ed avvicendamenti all’interno dei locali scolastici delle famiglie per gli open-day, con la discutibile scelta di svolgerli in presenza, dall’altro si chiudono le sezioni di scuola dell’infanzia, per il verificarsi di casi di positività, senza dare la possibilità di frequentare, nominando una supplente, a quei bambini che, per assenza iniziata precedentemente, non hanno avuto contatti con i soggetti positivi”.

Altrettanto assurdo, secondo il sindacato delle lavoratrici comunali, è che altre insegnanti/educatrici del medesimo nido o scuola, che non hanno avuto contatti, vengano spostate ed utilizzate in altri servizi, per risparmiare sulle supplenti, invece che per accogliere quei bambini, che quindi sono costretti a restare a casa, con gli evidenti problemi che ciò comporta per le famiglie. “Almeno nell’anno scolastico scorso nelle situazioni analoghe era stata prevista ed organizzata la frequenza dei bambini che non erano stati a contatto con i soggetti positivi – osserva ancora la Fp Cgil – mentre attualmente la trovata geniale è quella della didattica a distanza”.

La Cgil chiede dunque che si torni a “valorizzare, promuovere e potenziare i servizi comunali, aumentandone la disponibilità di posti, con la reintegrazione e l’incremento del personale, con la reinternalizzazione dei servizi ausiliari e del servizio mensa”. “Condividiamo e sosteniamo – conclude il sindacato – le rivendicazioni del personale dei Servizi educativi comunali, che ha dimostrato sempre uno spiccato senso di appartenenza e grande professionalità e che, nonostante le sempre più pressanti difficoltà in cui viene costretto a lavorare, è comunque motivato a continuare a fornire servizi di qualità alle famiglie ed alla città e a contrastare lo smantellamento dei servizi”.

Per queste ragioni è stata inviata una richiesta di incontro urgente, nel quale avviare, come primo passo, la soluzione delle criticità attuali.