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In una cattedrale gremita di fedeli è stata celebrata domenica 9 febbraio la festa diocesana di San Valentino, con il solenne pontificale presieduto dal vescovo Francesco Antonio Soddu, concelebrato da mons. Salvatore Ferdinandi, vicario generale della Diocesi, da padre Josline Peediakkel parroco di San Valentino, dai i vicari foranei ed episcopali, il clero diocesano. Alla celebrazione hanno partecipato il prefetto di Terni Antonietta Orlando, l’on Raffaele Nevi, il questore di Terni Luigi Mangino, Francesco Maria Ferranti per la Provincia di Terni, il sindaco di Terni Stefano Bandecchi, assessori e consiglieri della Regione Umbria, assessori del Comune di Terni, sindaci dei Comuni del comprensorio diocesano, autorità militari provinciali e regionali, cavalieri e dame dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, rappresentanti del mondo del lavoro e delle associazioni di categoria, della scuola, delle associazioni e movimenti della Diocesi.

La parte musicale della celebrazione è stata curata dal Coro Diocesano diretto da don Sergio Rossini e da un gruppo strumentale del liceo musicale ‘F.Angeloni’ di Terni.

Durante il pontificale il sindaco Bandecchi ha acceso la lampada votiva e pronunciato l’atto di affidamento della città al Santo Patrono, segno di devozione e della disponibilità degli amministratori pubblici ad essere attenti ai bisogni della comunità e a promuovere con onestà e saggezza ciò che giova al bene comune.

La festa del patrono della città di Terni, san Valentino è per la comunità cittadina un’occasione per riflettere sull’identità della città alla luce della testimonianza di san Valentino che ha plasmato cristianamente la città di Terni durante il suo lungo ministero episcopale, come maestro, padre dei poveri e dei giovani innamorati, di custode dell’amore.

Terminato il pontificale, la processione cittadina ha accompagnato l’urna del santo per il rientro nella basilica di San Valentino, lungo le vie della città, passando davanti al palazzo Comunale, la chiesa del Sacro Cuore a città Giardino e quella di Santa Maria del Carmelo, fino al colle dove si trova la chiesa che custodisce le reliquie e la memoria del Santo.

La processione è stata accompagnata dai gonfaloni del Comune, Regione e Provincia e da quelli delle confraternite, insieme ai rappresentanti di movimenti e associazioni diocesane, dalle istituzioni civili e militari presenti alla celebrazione del pontificale, dai figuranti in abiti storici del 1600 e dai tamburini e musici del terziere di Mezule di Narni. Sul sagrato c’è stato la preghiera del presidente dell’Azione Cattolica diocesana Rita Pileri: «San Valentino facci tornare al cuore delle cose! Rendi questa città capace di guardare con amore verso l’altro, verso le vie e le piazze perché siamo capaci di usarle con il rispetto con il quale trattiamo le nostre cose più importanti, quelle che vorremmo lasciare ai nostri figli. Fa in modo che questa città sia ancora capace di promuovere la cultura dello scambio, dell’ascolto e del dialogo, ne abbiamo bisogno per tornare a guardare al futuro, per non ripiegarci su noi stessi, per promuovere la partecipazione attiva per la ricerca del bene comune e della pace».

La benedizione del vescovo Soddu ha concluso la liturgia che ha solennemente celebrato in città il patrono di Terni San valentino. L’urna è stata quindi riposta all’interno della basilica alla venerazione dei fedeli.

L’OMELIA DEL VESCOVO

Carissimi fratelli e sorelle,

in questa domenica ci stringiamo intorno alla figura eccelsa del nostro patrono san Valentino, garantiti che quanto è nelle nostre intenzioni corrisponde al volere santo di Dio.

In questa liturgia, insieme a tutte le Chiese sparse nel mondo, siamo invitati a far calare sul terreno della nostra vita la fecondità della parola di Dio che abbiamo ascoltato. Essa è come un seme e la nostra vita è il terreno che accoglie questo seme. La sua parola è un seme buono che, nella misura in cui viene accolto e debitamente curato, produrrà frutti abbondanti di opere buone.

La prima lettura, che parla della vocazione del profeta Isaia, sottolinea la simbologia purificatrice del fuoco rappresentato dal carbone infuocato preso dall’altare con cui il serafino che tocca le labbra del profeta.

Quello che parte dall’altare, cioè da Dio, non è un fuoco che distrugge ma è un fuoco che purifica, riscalda corrobora. Ed è tale perché questo fuoco significa Dio stesso che per essenza è amore.

Nel fuoco d’amore non possiamo non vedere riflessa tutta la vita del nostro san Valentino, il quale forgiato dallo stesso amore è diventato strumento d’amore non solo nel tempo della sua vita terrena, ma arriva fino a noi oggi.

Mi preme però innanzitutto precisare che san Valentino è il nostro santo Patrono e, in quanto tale, non è un idolo a cui ricorrere o manipolare a nostro piacimento. Se dunque è il santo patrono questo significa che a lui dobbiamo rivolgere la nostra attenzione unicamente per conformare la nostra vita alla sua, così come egli ha conformato la sua a quella di Cristo.

In questo anno santo appena iniziato san Valentino ci esorta a non avere paura del fuoco purificatore di Dio; ci esorta ad accogliere la sua misericordia e a farla diventare operativa nella nostra vita, trasformata dal fuoco del suo amore.

Ciascuno di noi, mediante il battesimo, è stato toccato e completamente inondato di questo amore, siamo stati rivestiti di Cristo perché possiamo essere suoi testimoni nel mondo e quindi costruttori di pace.

Nonostante tutto questo però, ci capita di fare la stessa esperienza fallimentare degli apostoli, di cui abbiamo sentito nel Vangelo: siamo come Pietro Giacomo e Giovanni i quali, dopo aver faticato tutta la notte, registrano l’amara sorpresa di tirare in barca le retti senza che vi sia un solo pesce.  Davanti a questo dramma che tocca non solo la persona dei pescatori ma che coinvolge le loro famiglie e l’intera società, il Vangelo ci fornisce, come sempre, gli elementi per capire la vicenda e scioglierne i nodi. Il dramma di Pietro è anche il nostro dramma, è il dramma di tanti giovani che, delusi dalle tante esperienze delle reti vuote, non sono neanche in grado di riassettarle, compromettendo quindi un’ipotetica nuova avventura.

A questo punto, così come nella vicenda di san Pietro, capita che Gesù chieda di entrare nella nostra barca, cioè nella nostra vita e di lì insegnare e trasmettere le cose di Dio.

Tuttavia non dobbiamo dimenticare che egli è già presente nella nostra esistenza mediante il Battesimo e di questo dovremmo essere sempre più consapevoli….

Nella vicenda evangelica Gesù a bordo della barca non è un passeggero qualunque ma è colui che insegna. Insegna le cose buone di Dio.

Pensate che meraviglia: egli il Maestro per eccellenza insegna le cose di Dio dalla cattedra della nostra vita. Non sia mai muta del nostro mutismo questa cattedra. La presenza di Gesù è sempre benedicente. Solo lui potrà operare il miracolo del frutto sovrabbondante del nostro lavoro.

Quanto sentiamo la fatica e il peso di un lavoro andato a vuoto, del tempo sprecato, delle delusioni che non fanno più trasparire alcun fascio di luce. San Valentino oggi ci esorta a lasciarci toccare dall’amore misericordioso di Dio, farlo entrare nella nostra vita e anche se in quella barca sento di non esserci più in quanto, come gli apostoli, ormai a terra disarmato e deluso, il Signore comunque continua ad esservi presente e a pronunciare la sua parola di salvezza.

Si prenda dunque il largo in compagnia degli apostoli e di san Valentino, successore degli apostoli e nostro celeste patrono.

Il frutto del nostro lavoro sarà talmente sovrabbondante tanto che addirittura non avrà più alcun valore commerciale. Gli apostoli infatti non ebbero più interesse di quel frutto (la pesca) quanto piuttosto godettero del frutto per eccellenza, ossia di una vita completamente rinnovata data dall’incontro con Gesù. Così come Pietro, Giacomo e Giovanni la vita di ciascuno di noi avrà una nuova e inedita pagina da scrivere.

San Valentino seguendo questa onda benefica di amore ne è il testimone. Egli prende le nostre vicende umane e le alloggia sulla barca di Simone affinché da lì ed insieme con loro possiamo apprendere i segreti del Regno, ossia la vita buona e bella del Vangelo.

Interceda san Valentino per la nostra città, per l’intera nostra Diocesi e regione affinché seguendo lo Spirito d’amore del Padre sappiamo convergere nell’unità della famiglia dei figli di Dio.

Attiri san Valentino i ragazzi e i giovani, affinché questa festa sia riempita per loro del gusto di una vita splendida dello splendore dei santi.

Siano aperte le porte delle case a san Valentino, affinché la sua presenza sia anima benedicente per ciascun componente.

Illumini s. Valentino le menti di coloro che sono chiamati ad amministrare la cosa pubblica, affinché ogni progetto sia improntato alla edificazione del bene di tutti e specialmente dei più fragili.

San Valentino presenti ogni nostra singola intenzione a Dio per le mani della Vergine Santa, affinché ritornando a noi colme della sua benedizione possiamo progredire con gioia, colmi di speranza, sulla via della salvezza che è Gesù Cristo nostro unico Signore”.