“Il nuovo Piano per l’abbattimento delle liste d’attesa, così come anticipato sulla stampa dalla Presidente della Regione, è una vera e propria presa in giro. L’ultima trovata del duo leghista Tesei-Coletto? Rendere più difficile l’ottenimento delle prescrizioni mediche e costringere i cittadini a rivolgersi agli specialisti, le cui liste si allungheranno a loro volta, invece che ai medici di famiglia”. È quanto dichiarano in una nota i consiglieri del Partito democratico Simona Meloni (capogruppo) e Tommaso Bori (vice presidente Commissione sanità).

“Purtroppo – affermano – niente di nuovo sotto il sole, infatti, invece di investire maggiori risorse, procedere con nuove assunzioni ed estendere gli orari di apertura degli ambulatori specialistici e diagnostici, viene escogitato l’ennesimo stratagemma atto a disincentivare i cittadini a rivolgersi al sistema pubblico. È lo stesso metodo che è stato utilizzato per contenere la spesa farmaceutica, ovvero, fare in modo che i medici riducano il numero di ricette e prescrizioni. Così facendo – spiegano – le liste d’attesa diminuiranno pure, ma solo per effetto di un sistema che, invece di promuovere la sinergia tra medici di famiglia e specialisti, umilia i primi e valorizza i secondi, con la conseguenza che sarà più difficile e costoso ottenere la richiesta medica indispensabile per procedere ad approfondimenti ed esami. Altro che cure adeguate e uniformi o medicina basata sulle evidenze”.

“Peraltro – proseguono Meloni e Bori -, in una recente intervista, la Presidente Tesei parla di portare le liste d’attesa a livelli fisiologici, ovvero al 35 per cento di prestazioni in sospeso, dopo che in passato, ne aveva annunciato il loro azzeramento aprendo i cordoni della borsa in favore dei privati”.

“Ciò che appare ancor più sbalorditivo – rilevano i due esponenti Dem- è il fatto che si sparino in libertà delle cifre a caso per giustificare un fallimento che, come sanno bene i cittadini, sulla sanità è senza appello. L’unica logica seguita è quella dei tagli, altro che riorganizzazione ed efficientamento. Tagli ai medicinali, ai materiali di consumo, agli investimenti, alle prestazioni, ai reparti ed adesso perfino a 20 primariati. Non si vuole ammettere che migliaia di umbri rinunciano, per sfinimento, a curarsi all’interno del sistema pubblico. Le rinunce – osservano – sono bel oltre il 10 per cento dichiarato dalla Tesei. Nel biennio 2021/2022 secondo l’Istituto di Sanità in Umbria, ben 74 mila anziani, hanno rinunciato alle visite a agli esami, e, al di là del rischio Covid, il 36 per cento di loro, specie i più fragili e meno abbienti, non si è curato a causa delle liste d’attesa: altro che invecchiamento attivo”.

“Temiamo fortemente – commentano Meloni e Bori – che il nuovo Piano sia stato elaborato solo per migliorare i numeri e le fredde statistiche più che per tentare di risollevare davvero le sorti di un sistema sanitario regionale che non viene messo nelle condizioni di rispondere adeguatamente ai bisogni dei cittadini. Basta con i piani straordinari per dare soluzione alle liste d’attesa – concludono -, occorrono interventi strutturali che intervengano a risolvere in modo definitivo questa situazione non più accettabile.