“Siamo stati oggi in visita al Carcere di Capanne, dopo quanto è successo l’altro giorno. L’ennesimo episodio in cui poteva ‘scapparci il morto’. I soliti problemi: poco personale, troppi detenuti psichiatrici che avrebbero bisogno di ben altri trattamenti e vengono invece inviati a Perugia da vari istituti di pena della Toscana, solo per spostare il problema. Ne fanno le spese gli altri detenuti e, soprattutto, gli agenti di polizia penitenziaria che troppo spesso sono vittime di questa situazione. E’ la stessa condizione che abbiamo registrato anche nelle carceri di Terni, Spoleto e Orvieto. Le carceri umbre non fanno di certo eccezione rispetto a quelle di tutto il Paese. Vediamo quello che è successo in questi giorni a Torino con il suicidio di due donne carcerate. Non sappiamo che altro fare, oltre gli appelli che abbiamo già lanciato e le interrogazioni che abbiamo già promosso. Al Ministro Nordio torniamo a chiedere che si occupi finalmente delle carceri. Faccia meno interviste e invii più personale qualificato. A Perugia, in particolare (nonostante la ‘boccata di ossigeno” di alcuni invii di agenti, anche da noi da tempo sollecitati) mancano diverse figure apicali. Mandi personale di mediazione culturale, figure che possano dare un effettivo e qualificato sostegno psicologico. Più soldi per il lavoro e la formazione in carcere. Se ne occupi anche la Regione Umbria che su questo sta latitando. Oggi abbiamo avuto conferma, ad esempio, che l’azienda agraria interna al carcere è ferma. Per tanto tempo è stato un fiore all’occhiello in cui hanno avuto modo di lavorare diversi detenuti. Ancora e per l’ennesima volta, ribadiamo che l’emergenza carceri deve riguardare tutti perché è un’emergenza di sicurezza. Quando un detenuto o una detenuta sconta la propria pena, uscendo dal carcere dopo un percorso di rieducazione e riabilitazione, poi non torna a delinquere”.
Così in una nota il Senatore PD Walter Verini, membro della Commissione Bicamerale Antimafia