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Terni, il Pd verso le elezioni: “Partire dai contenuti per costruire l’alternativa alla destra”

Posted By Redazione Galileo On 7 gennaio 2023 @ 18:14 In Politica

“Partiamo dai contenuti per poter poi dar vita ad una coalizione che auspichiamo possa essere la più ampia possibile”.

E’ in sintesi il pensiero del Pd di Terni che stamane – in una conferenza stampa che si è svolta presso la sede municipale di Palazzo Spada – ha presentato una bozza del proprio documento programmatico in vista della tornata elettorale amministrativa che interesserà Terni la primavera prossima.

“Noi – ha spiegato il segretario comunale del Pd Pierluigi Spinelli – stiamo lavorando per unire tutte le forze politiche alternative alla destra per dare un buon governo alla Regione e ai Comuni che andranno al voto”.

All’iniziativa erano presenti il segretario regionale dei Dem Tommaso Bori, quello provinciale ternano Fabrizio Bellini, il capogruppo del partito in consiglio comunale Francesco Filipponi, la consigliera Tiziana De Angelis, il segretario dei Giovani democratici Luca Serantoni e Leonardo Patalocco che ha curato la stesura del piano presentato.

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Le interviste sono di Lorenzo Pulcioni …

SCENARIO DI RIFERIMENTO

Il nostro Paese, le nostre città, le nostre comunità urbane sono fiaccate da 15 anni di crisi finanziarie, economiche, sociali, ambientali e pandemiche. Assistiamo ormai da tempo ad un perdurante aumento del debito pubblico, ad una bassa crescita e produttività del capitale e del lavoro rispetto alla media dei paesi europei, ad una scarsa propensione agli investimenti e a un aumento delle povertà; precarietà del lavoro e crescita delle diseguaglianze sociali e territoriali e riduzione del reddito da lavoro completano il quadro.

Tutto ciò ha avuto conseguenze anche in termini di perdita di identità, sfilacciamento delle comunità e arretramento delle condizioni di vita sociale ed urbana.

Terni, più nel dettaglio, ha recentemente assistito anche ad un saldo negativo nati-mortalità e ad un aumento delle emigrazioni delle risorse giovani altamente scolarizzate che vanno fuori alla ricerca di opportunità di lavoro. Ciò significa perdita del patrimonio umano e conseguente impoverimento sociale. A tutto ciò fa da sfondo la crisi strutturale del nostro sistema politico-istituzionale e il perdurante clima di antipolitica e si è aggiunta l’esplosione della guerra in Europa con l’invasione dell’Ucraina ordinata dal Governo della Russia. Gli scenari sono foschi, le prospettive foriere di immani rischi, di aumento delle incertezze, dell’inflazione, di rottura delle relazioni internazionali e delle filiere produttive. Corsa agli armamenti, crisi Energetiche e crisi alimentari si sommano nella tragedia delle morti provocate dalla guerra e provocano anche un aumento della pressione dei flussi migratori. Questo scenario richiede un deciso cambiamento di direzione di marcia che deve ripensare e rivalutare il ruolo e la funzione delle istituzioni pubbliche a tutti i livelli (Unione Europea, Stato Nazionale, Regioni, Province e Comuni) per realizzare quella che può essere la terza rinascita della città dopo quella avvenuta a seguito della rivoluzione industriale e quella del dopo guerra.

RIVOLUZIONE VERDE: TRANSIZIONE ECOLOGICA E AMBIENTE

Le moderne città Europee per essere protagoniste della lotta contro gli effetti del cambiamento climatico in atto dovranno anche essere città intelligenti a impatto climatico zero, ripensate nella loro struttura ed organizzazione spaziale delle varie funzioni. Le tecnologie digitali rendono possibile tutto questo, consentendo, ad esempio, di riscoprire le vocazioni residenziali ed economiche degli antichi piccoli borghi o delle periferie urbane.

Terni è una realtà in cui la sostenibilità assume due facce opposte. Abbiamo infatti una città che soffre moltissimo i problemi legati all’inquinamento atmosferico, con conseguenze importanti per la salute delle persone, ma che allo stesso tempo possiede tutte le caratteristiche per fare un grande salto di qualità.

Le attuali amministrazioni di centrodestra, sia regionale che comunale, hanno compiuto scelte che vanno in una direzione completamente opposta a quella verso la quale si sta muovendo il resto del mondo sviluppato. In un momento in cui si sta conoscendo l’importanza del risparmio dei materiali la regione adotta un piano di gestione di rifiuti incentrato sull’incenerimento. Il PNRR vede come strategico l’uso dell’idrogeno come elemento per mitigare gli impatti dei settori definiti “Hard to abate” e la regione declina questo con un piano di riconversione di una centrale turbogas in un luogo dove non ci sono potenziali utilizzatori di questa risorsa. L’amministrazione comunale adotta un piano di abbattimento alberi senza precedenti invece di pianificare una rotazione tra abbattimenti e nuove piantumazioni, con il risultato di lasciare la città per molti anni priva di questo polmone e dell’ombreggiamento naturale degli alberi in estate.

La volontà del PD è invertire questa tendenza e avviare dei progetti su Terni e su tutto il territorio limitrofo (facendo sistema con le amministrazioni delle città vicine) che possano dare un contributo significativo per migliorare la sostenibilità, la vivibilità e l’attrattività della città anche per imprese e investitori. E’ bene ricordare, infatti, che oggi una grande quantità di fondi investe tenendo conto dei criteri ESG, puntando cioè su Environment (criteri ambientali), Social (criteri sociali) e Governance (processi aziendali virtuosi). Sarà importante prevedere anche un piano energetico-ambientale e un piano di adattamento ai cambiamenti climatici che insieme hanno come finalità quella di contrastare i cambiamenti climatici, promuovere l’efficienza energetica e le energie rinnovabili, tutelare e valorizzare la natura e la biodiversità e promuovere l’integrazione tra ambiente, salute e qualità della vita.

Tale provvedimento, tra l’altro, permetterebbe di dare sostanza al documento Europeo licenziato nel 2013 chiamato “Strategia di adattamento al cambiamento climatico” atto a mettere in sinergia gli sforzi degli stati membri in merito alla tutela dell’ambiente, alla prevenzione dei disastri naturali, alla gestione sostenibile delle risorse naturali e alla tutela della salute.

Primo passo è prendere atto che la nostra regione Umbria è ultima nel processo di decarbonizzazione e che a Terni nello specifico su ambiente e clima è aperta una partita storica legata alle emissioni industriali; siamo una città dall’aria ancora troppo inquinata da polveri sottili con metalli pesanti, come cromo e nichel ed allo stesso tempo siamo una città climalterante per l’entità delle emissioni dirette di CO2 (300 mila tn/anno solo l’AST). La strategia europea del green new deal potrebbe consentirci di affrontare queste due grandi questioni ambientali e sanitarie con il finanziamento di un progetto che abbatta le emissioni inquinanti di AST e catturi una quota di almeno il 20% della CO2 emessa in eccesso; a questo sarebbe possibile affiancare un piano di riforestazione urbana e territoriale, capace di catturare almeno il 20% delle emissioni di CO2.

A questi provvedimenti va affiancato un deciso sviluppo della filiera dell’idrogeno verde. Si parla di investimenti strategici di AST in questo campo da impiegare nel processo produttivo siderurgico. L’operazione sarà di tali dimensioni da rendere possibile un intervento integrato capace di dar vita ad una filiera produttiva dell’idrogeno e ad un ventaglio ampio di utilizzazioni che investano anche le attività cittadine energivore e ad alte emissioni, come la mobilità pubblica e privata e il condizionamento degli immobili.

Questo tema si sposa con la questione sempre aperta del come salvare un pezzo fondamentale della siderurgia italiana, quella degli acciai speciali, e di realizzare un’innovativa acciaieria, da forno elettrico circolare, come proponeva lo stesso bilancio di sostenibilità 2019 di AST. L’Unione europea, con il Covid, ha riscoperto la centralità della propria sovranità ed indipendenza industriale in alcuni settori chiave come l’acciaio e può orientare anche le scelte conseguenti al cambio di proprietà rilanciando da un lato il valore strategico nazionale della siderurgia e dall’altro una relazione virtuosa fra grande fabbrica e città, ispirata ad un modello di relazioni con il territorio e la comunità che ci vive, per avviare un grande processo di riconversione industriale nel quale Terni può anche pensare di aprire una vertenza per chiedere di essere territorio di sperimentazione di un nuovo paradigma industriale di stampo europeo.

Sull’energia, peraltro, veniamo da una storia gloriosa di fonti rinnovabili, come l’idroelettrico del bacino Nera-Velino, e possiamo renderci protagonisti di una transizione ecologica che deve mettere insieme fabbrica e città; abbiamo già avuto esperienze pilota di avanguardia come le celle a combustibile a Maratta, l’idrogenodotto Montoro – Terni e il solare termodinamico di Massa Martana.

La storia industriale di Terni ha lasciato alla città un grande patrimonio, non solo di cultura manifatturiera, ma anche di beni di archeologia industriale che vanno sottratti all’oblio e valorizzati in un quadro d’innovazione economica e culturale della città, con un’attenzione particolare alle competenze, alle sensibilità ed alla creatività giovanile. Anche nel comparto della chimica Terni può veder crescere, dentro una strategia che fa della biochimica uno degli assi portanti dell’economia circolare, il ruolo attrattore di aziende come Novamont e Tarkett, perché da un cluster di aziende si provi ad evolvere verso un Distretto integrato con le bio plastiche e con le attività di recupero di scarti e produzione di materie prime seconde, dalle scorie acciaiose di AST, alla plastica, ai rifiuti urbani e speciali, all’agricoltura rigenerativa.

Importante sarà poi l’implementazione di un piano di mobilità sostenibile che faccia sistema con le grandi imprese del territorio (sviluppando reti intelligenti al fine di creare una Smart City con servizi pubblici digitali e monitoraggio di traffico e parcheggi) e che punti sullo sviluppo di comunità energetiche rinnovabili in collaborazione tra enti pubblici, imprese e cittadini al fine di massimizzare il bilanciamento della comunità, sul rilancio del legame Università-territorio e, infine, su un piano di monitoraggio puntuale e di miglioramento della qualità dell’aria.

L’innovazione tecnologica finalizzata a realizzare una vera e propria economia circolare, invece, consentirebbe di trasformare la gestione dei rifiuti da problema ad opportunità.

Stiamo vivendo in un periodo in cui la disponibilità di risorse e materie prime sta pesando sulla vita di tutti i giorni, provocando aumenti del costo della vita senza precedenti; unica strategia possibile per la gestione dei rifiuti urbani, quindi, è quella che passa per il recupero e il riciclo.

Il PD intende applicare la strategia rifiuti zero, in perfetta sintonia con i canoni dell’economia circolare. Occorre quindi massimizzare la raccolta differenziata e realizzare impianti moderni per la separazione recupero e riciclo dei materiali provenienti dalla gestione dei rifiuti, attività che consentirebbe anche la riduzione delle tariffe a carico dei cittadini.

Queste sono solo alcune nostre idee per la città; molte altre, ancora, potranno venire da un confronto costruttivo sul futuro di Terni e degli altri 17 comuni, puntando su sinergie tra questi e tra la grande industria, l’idroelettrico e le fonti alternative e magari lavorando ad una nuova intesa tra Governo, Regione e Comuni in materia di Area di crisi complessa che rimetta al centro la sostenibilità ambientale, le infrastrutture e l’Università dell’intero hinterland.

 DIGITALIZZAZIONE, INNOVAZIONE, INFRASTRUTTURE E SERVIZI

L’area di riferimento per un progetto di sviluppo e crescita sostenibile della città di Terni è quella rappresentata dai 18 Comuni individuati dall’Istat come sistema locale del lavoro omogeneo: Acquasparta, Amelia, Arrone, Attigliano, Avigliano Umbro, Calvi dell’Umbria, Ferentillo, Giove, Lugnano in Teverina, Montecastrilli, Montefranco, Narni, Otricoli, Penna in Teverina, Polino, San Gemini, Stroncone e Terni, un’area urbana diffusa con una popolazione superiore ai 180.000 abitanti.

Lo strumento dell’Accordo di Programma Territoriale, in un quadro di evoluzione dello strumento legislativo dell’area di crisi complessa, è a maggior ragione ancora più utile se inquadrato nella programmazione e pianificazione degli interventi da collegare al PNRR, alla programmazione dei fondi comunitari 2021-2027 e alla gestione dei servizi di pubblica utilità. In questo contesto è utile pensare all’istituzione di un Consiglio dei Sindaci dei 18 Comuni come organo consultivo, partecipativo e di proposta per progettare e gestire insieme i fondamentali dello sviluppo di una comunità intercomunale che vive già una vita collettiva senza saperlo perché dispone di un giacimento di risorse naturalistiche e culturali comune.

Questo primo passo può portare ad un progetto di costruzione consapevole di una comunità urbana allargata per rilanciarne il ruolo nel contesto regionale e per aprirla anche a una realtà extra regionale, a partire dall’area metropolitana di Roma e dalle città dell’alto Lazio.

Sarà fondamentale, a questo proposito, lo sviluppo delle infrastrutture viarie e ferroviarie tra i due mari (Orte-Falconara per l’alta velocità, adeguamento della Flaminia Terni-Spoleto, completamento superstrada Orte-Civitavecchia e ferrovia Orte-Civitavecchia per le merci), lo sviluppo e l’implementazione della base logistica da collegare con le ferrovie statali per aumentare sviluppo e opportunità e una piena adesione alla strategia del digitale (non solo per le infrastrutture ma anche per il governo dei dati, la formazione e le competenze diffuse).

Per una regione che rischia l’isolamento proprio per la sotto dotazione delle infrastrutture tradizionali, il digitale va dunque visto come un fattore tecnologico ed organizzativo pervasivo in tutti i settori e come un nuovo filo per una cucitura dei territori del sistema urbano intermedio del Territorio. Una ricucitura che può anche contrastare lo spopolamento dei piccoli borghi, e dare sostanza ad un progetto nel quale ottimizzare, con livelli adeguati di connettività, la telemedicina territoriale del post Covid, il telelavoro, la fruizione efficiente di servizi pubblici, l’insegnamento a distanza, la competitività delle piccole imprese e delle professioni, la valorizzazione ed il marketing delle risorse naturalistiche e culturali di ogni singolo territorio.

In questa ottica si possono concepire i quartieri e le antiche municipalità come microcosmi di decentramento amministrativo dei servizi sociosanitari in grado di dare vita ad un nuovo welfare cittadino con case della salute in ogni quartiere, servizi digitali, istituzione di figure come l’assistente sociale e l’infermiere di comunità. Sarà varato, inoltre, un piano comunale di recupero e riutilizzo dell’edificato esistente di concerto con Ater, Provincia e Regione, da accompagnare ad una cura attenta della qualità urbana nelle periferie: pulizia delle strade, manutenzione costante e tempestiva dell’esistente, dissuasione del vandalismo.

Per i servizi legati alla mobilità ed ai trasporti, dobbiamo fare di Terni la città della mobilità dolce (pubblica, elettrica, ciclo-pedonale, zone 30) e dobbiamo far decollare una base logistica quasi ultimata ma ferma da anni collegandola alle stazioni di Terni e Narni per permettere alle merci di arrivare tramite ferrovia e non tramite la gomma per poi essere trasferite a destinazione da mezzi ecologici di piccole dimensioni. Per gestire la base si deve favorire un consorzio tra i trasportatori e le grandi industrie, concentrando tutte le basi logistiche distribuite nel territorio, alleggerendo il traffico e riducendo sensibilmente le polveri sottili.

POLITICHE PER IL LAVORO

Uscire da un lungo inverno del lavoro. Costruire dei percorsi per l’avvento di una nuova stagione in città, fatta di sostegno all’occupazione, alla crescita ed al benessere dei cittadini.

L’obiettivo del Pd di Terni è quello di invertire una tendenza che si sta cronicizzando e che i più importanti istituti di ricerca ed analisi concordano fotografando una situazione disastrosa, alla quale l’amministrazione di destra non ha saputo dare risposte.

Terni non sfugge infatti alla fotografia di un mercato del lavoro caratterizzato da precarietà e bassa produttività, con un alto tasso di disoccupazione giovanile qualificata e una contrattazione aziendale da rilanciare. In costante aumento è il numero dei cosiddetti ‘lavoratori poveri’, ossia di quanti, pur percependo una retribuzione, si trovano in una condizione di povertà. Costante è poi la tendenza ad uno spopolamento ed una migrazione di giovani verso altri territori. A completare questo preoccupante quadro, le aziende del nostro territorio sono considerate ad evidente rischio default (la Provincia di Terni risulta seconda solo a quella di Crotone).

Strumenti di rilancio territoriale come l’Area di crisi complessa hanno dato risultati solo parziali e quindi vanno potenziati: gli interventi ex lege 181/89 non possono risolversi solo in stanziamenti relativi ad ammortizzatori sociali (sebbene si siano rivelati una tutela fondamentale per imprese e lavoratori).
Ora è necessario andare oltre, recuperando lo spirito originale di quella programmazione e integrandolo con le risorse dell’Europa e con le linee del PNRR.

E’ necessario, inoltre, creare nuove occasioni per lo sviluppo industriale, la sostenibilità ambientale e l’occupazione per un territorio ancora a forte vocazione industriale.

Da qui possiamo ripartire con l’approccio di guardare a tutto questo come una ricchezza e non come una zavorra.

Una ricchezza fatta di competenze e talenti ma senza paura di sperimentare strade nuove, di alzare l’asticella dell’ambizione delle nostre produzioni, di sperimentare nel campo dei servizi e dei mercati.
E’ compito delle istituzioni locali quello di essere motore di coinvolgimento, raccordo e stimolo tra la comunità che deve essere protagonista nello scrivere il proprio modello di sviluppo, gli altri livelli istituzionali e il mondo della produzione. In quest’ottica diventano centrali gli investimenti pubblici e privati per la ricerca, lo sviluppo e l’innovazione di processi e nuovi prodotti che rappresentano la sfida che il territorio deve cogliere sul versante delle due transizioni che stiamo vivendo, quella ambientale e quella tecnologica.

Sullo sfondo resta il ruolo del Comune: necessario e totalmente tradito dall’attuale amministrazione.
Palazzo Spada dovrebbe essere la sede più opportuna per favorire la concertazione, la disamina del merito nelle grandi vertenze, il luogo dell’incontro e della discussione, come è stato proficuamente in passato nella dolorosa vicenda Ast Thyssen Krupp o nella prima fase della crisi del polo chimico.

Il PD, a tutti i livelli, non può essere spettatore distratto di un progetto surreale come quello enunciato dalla giunta regionale e poi, infatti, scomparso nel documento di economia e finanza regionale 2023-2025. Pensiamo che nessuna potenziale risorsa o strumento tra quelli possibili (fondi FSC, ecosistemi delle innovazioni, contratti di sviluppo, PNRR, partecipazioni) debba ritenersi escludibile, per favorire senza ulteriori ritardi il rilancio dell’area. Con il polo chimico interamente privato non è possibile far arrivare risorse pubbliche e comunitarie e non possono essere grandi imprese le destinatarie. Va favorito e sostenuto un progetto condiviso con le associazioni per arrivare a una partnership pubblico-privato.

Una riconversione vera però, non una sommatoria di singoli interventi. Un rilancio in linea con le ambizioni e la storia della chimica di questa città, come, ad esempio, potrebbe essere un progetto di reindustrializzazione che garantisca l’assorbimento dei lavoratori Treofan.
Nel rapporto con la grande fabbrica è urgente e doveroso un ritorno organico e organizzato al fare la propria parte, che non può essere solo e soltanto limitata ad un mero dovere di ospitalità.

I lavoratori e la città in generale hanno diritto di conoscere quali risorse il Comune può investire nelle strutture e nelle infrastrutture che sono favorire la chiusura delle grandi opere di comunicazione, offrire un quadro tecnico di collegamento tra le imprese terziarie del territorio e gli sviluppi produttivi che si intende garantire, essere ambasciatori istituzionali dell’innovazione e della solidità industriale e finanziaria del sito, proporre un ascolto garantito e mai passivo delle istanze sindacali e associative, raccogliere e promuovere studi di prospettiva, facendo sì che sindacati e industriali siano alleati.

Terni è stata per decenni la città del welfare, dove si viveva bene, sicuri di ricevere per quanto si dava.

Possiamo tornare ad essere attrattivi da questo punto di vista e a pensare che qui si possa ancora trovare un lavoro e far crescere la propria famiglia in un contesto integrato tra welfare pubblico e privato che vadano a integrarsi con quello sussidiario come strumento di prossimità.

Si deve guardare al futuro pensando ad un percorso solido per i nostri giovani e per quelli che potrebbero venire a vivere a Terni, come è accaduto fino a qualche lustro fa.

Ora la popolazione diminuisce progressivamente, invecchia e si osserva il crescere frastagliato di un tessuto socioeconomico costituito sempre più da persone immigrate.

Aumentano i nuclei familiari di persone che spesso decidono di non sposarsi o convivere e di non avere figli e la popolazione attiva, che lavora, diminuisce progressivamente. E’ un meccanismo fragilissimo e privo di dinamismo virtuoso.

La città può tornare rapidamente a garantire il binomio formazione (rispettosa della vocazione locale ma con lo sguardo al futuro) e giovani, coinvolgendo tutti gli istituti scolastici, già dalle sedi primarie, sempre con una particolare attenzione all’obiettivo di garantire la giusta attenzione alle fragilità sociali.

SALUTE

La legislazione regionale vigente (LR 11/2015 art 6,7,8 e 9) attribuisce al Comune la facoltà di partecipare alla realizzazione degli obiettivi del Servizio sanitario regionale concorrendo alla programmazione sanitaria regionale al fine di tutelare i cittadini nel loro diritto alla promozione ed alla difesa della salute. Il soggetto locale può inoltre presentare alle aziende sanitarie osservazioni e proposte per la salvaguardia dei diritti e della dignità dei propri cittadini, nonché per il miglioramento delle condizioni di erogazione delle prestazioni sanitarie ed esercitare, tramite la figura del Sindaco, la funzione di autorità sanitaria locale contribuendo così a delineare, tramite la Conferenza dei sindaci, le linee di indirizzo delle unità sanitarie locali e a definire la programmazione e le modalità di integrazione della risposta ai bisogni di salute dei cittadini garantendo la concertazione e la cooperazione tra le aziende sanitarie e gli enti locali anche attraverso la partecipazione dei cittadini in forma singola o associati e alla verifica dell’efficacia degli interventi realizzati.

Il PD di terni constata con disappunto, invece, che nel corso dell’ultima gestione della Municipalità ternana i cittadini sono stati trascurati e ritiene che si debba dare piena attuazione al ruolo del Comune quale istituzione volta a garantire la piena fruizione di quanto previsto dai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) per il tramite delle aziende sanitarie.

Numerosi sono gli obiettivi da conseguire nell’arco del prossimo mandato amministrativo, quali il mantenimento del ruolo dell’azienda ospedaliera di Terni come ospedale ad alta specialità di rilievo nazionale, a modifica di quanto previsto dal protocollo regionale che lo vorrebbe invece trasformare in azienda ospedaliera universitaria, cosa che porterebbe alla perdita delle discipline di alta specialità che da circa 30 anni ne caratterizzano il funzionamento. La presenza dell’Università degli studi di Perugia potrà essere garantita conservando l’attuale sistema di convenzionamento.

Per il mantenimento di questo profilo dell’ospedale occorre che la programmazione regionale non tenga bloccati i meccanismi di nomina dei primariati nei servizi dell’azienda ospedaliera, un fatto che rappresenta la prima vera minaccia al mantenimento dell’azienda ad alta specializzazione (attualmente ne sono scoperti circa il 30%) e che i rapporti di funzionamento tra le due aziende sanitarie presenti nel territorio comunale di Terni, ASL 2 e AO, vengano rinvigoriti sul versante delle attività territoriali che debbono essere in continuità assistenziale con le attività dell’azienda ospedaliera sul versante delle attività ospedaliere (attualmente offerte dai presidi gestiti dall’ASL 2 che non si configurano come strutture complementari all’azienda ospedaliera).

Anche la proposta progettuale per realizzare un nuovo edificio quale sede dell’azienda ospedaliera di Terni non può essere affrontata con la superficialità e l’estemporaneità con cui l’amministrazione regionale ha agito sino ad oggi, cioè manifestando subalternità totale all’iniziativa privata e arrivando a scaricare persino l’onere della valutazione dell’investimento (Project Financing) sulle spalle dell’azienda ospedaliera (250 Mln di Euro). Il nuovo ospedale di Terni dovrebbe essere realizzato con fondi interamente pubblici senza lasciare strascichi debitori alle istituzioni locali.

La Regione ha adottato invece un Piano sanitario che ha riscontrato notevoli critiche da tutti, persino dall’Università, che lo hanno valutato come un documento generico che sconta la totale mancanza di partecipazione e confronto all’interno della società umbra, una mancanza che ha di fatto prodotto un documento parziale e lacunoso, non coincidente con le principali criticità emerse durante e dopo la gestione della pandemia. Prioritaria, invece, è la necessità di garantire e valorizzare la sanità pubblica e universale, concretizzando il diritto alla salute e alle cure gratuite così come sancito dall’art. 32 della Costituzione.

Elemento portante del Piano è la riduzione da 12 a 4 dei distretti sanitari, provvedimento che rappresenterebbe un grave danno per la comunità umbra e che andrebbe in grave controtendenza con il rafforzamento necessario della sanità territoriale, impedendo una vera integrazione tra il sociale ed il sanitario che, al contrario, dovrebbero costituire il perno fondamentale di un buon welfare di prossimità.

A fronte di una sanità in crisi, quindi, con liste di attesa abnormi il PD intende invece promuovere un piano di assunzioni a tempo indeterminato nella sanità e nel sociale, di investire sulla qualificazione del personale con formazione continua e con forme di gratificazione che valorizzino il merito e con una contrattazione vera sui carichi e orari di lavoro per favorire il benessere organizzativo.

Solo in questo modo sarà possibile affrontare seriamente il tema delle liste d’attesa che oggi scontano una riduzione solo di facciata, visto che i cittadini che se lo possono permettere si cancellano autonomamente e vanno dal privato.

E’ necessario che la sanità privata giochi un ruolo complementare e non sostituivo del servizio sanitario pubblico, stabilendo regole di accreditamento e convenzionamenti più stringenti e trasparenti che garantiscano, come stabilito dalla DGR 1516-2018, procedure comparative volte a valutare qualità e prezzi dei servizi offerti di tutti gli operatori accreditati ed evitando proroghe.

Occorre poi dotare l’Umbria di distretti sociosanitari coincidenti con le necessità territoriali, di un adeguato numero di case di comunità (nella proporzione prevista dalla normativa nazionale), di una rete ospedaliera capace di garantire ai cittadini un consono accesso all’emergenza/urgenza e all’alta specializzazione, di promuovere i consultori e potenziare la rete di medicina generale, convocando anchetavoli di confronto permanenti con le organizzazioni sindacali e datoriali e associazioni e istituzioni comunali, sia a livello regionale che locale al fine di dare voce a tutti i territori.

Fondamentale è anche il rilancio delle attività specialistiche, laboratoristiche cliniche e di diagnostica strumentale da parte delle aziende pubbliche sanitarie della nostra città a favore dei nostri concittadini, servizi che invece negli ultimi 3 anni hanno sofferto una forte contrazione (solo in parte indotta dal COVID, come documentato dai minimi storici raggiunti dai flussi di utenza) accompagnata dai tagli alla spesa farmaceutica che rischiano di penalizzare soprattutto i ceti meno abbienti.

Non vi è traccia, inoltre, né di valutazioni condivise tra ASL 2 e Comune di Terni sul riordino dei servizi territoriali e sulle attività a forte integrazione socio-sanitaria (Disabili, Psichiatria, Anziani e Minori) al fine di attuare una programmazione congiunta per le attività previste dal PNRR (Case della Salute ed Ospedale di Comunità), né di una strategia per l’implementazione di attività di prevenzione che si caratterizzano per la loro natura intersettoriale come quelle volte alla promozione della salute.

Il PD intende esaltare il ruolo del cittadino quale protagonista del servizio sanitario e soggetto portatore di quei diritti che lo stesso servizio ha il dovere di soddisfare e non ha intenzione di trincerarsi dietro generiche affermazioni di non sostenibilità del sistema che creano alibi e aprono scenari inquietanti di privatizzazioni.

Il PD mette al primo posto la sanità pubblica e il ruolo del SSN da sempre fondato sui principi di universalità, equità e solidarietà e riconosciuto come diritto inalienabile di tutti i cittadini che deve essere sempre garantito, ma tiene a precisare, tuttavia, di non essere contro l’iniziativa privata nel settore sanitario, anche se la sanità privata dovrebbe rivolgersi esclusivamente ad un pubblico di soggetti paganti in proprio.

 ISTRUZIONE E FORMAZIONE

Gli interventi in materia di istruzione e formazione sono strategici nel progetto di rigenerazione e coesione sociale che costituisce la visione della città per la prossima consigliatura.

Obiettivo del PD è porre al centro delle politiche per la città la costruzione di percorsi virtuosi ed inclusivi che seguano lo sviluppo e la formazione dell’individuo fin dalla prima infanzia per dare piena attuazione all’art.3 della Costituzione Italiana, riducendo le diseguaglianze e ponendo le premesse per la mobilità intergenerazionale.

La scuola e le politiche educative possono essere la leva per ricostruire il legame fra le diverse generazioni, per ripensare lo sviluppo della città negli spazi, nelle relazioni, nelle opportunità; uno sviluppo sostenibile in quanto capace di rispondere ai bisogni delle generazioni presenti senza ipoteche per quelle future.

I principali ambiti di intervento riguarderanno la rete scolastica relativa all’offerta formativa della città, la dotazione edilizia destinata alle istituzioni scolastiche, l’offerta formativa territoriale, il diritto allo studio.

L’amministrazione comunale, in base al D.lgs. 112/98, ha competenza in merito al disegno dell’offerta formativa nel territorio comunale relativamente alla rete scolastica del primo ciclo di istruzione. L’andamento di costante decremento delle nascite nel Comune di Terni negli ultimi 10 anni, nei quali si è passati da 947 nati del 2010 a 620 del 2020, con un calo di circa il 35%, e i nuovi criteri di dimensionamento che il governo Meloni ha varato, pongono nell’immediato la necessità di riorganizzare la rete scolastica del territorio, secondo le competenze assegnate alle diverse istituzioni (Comune, Provincia e Regione).

Mettere insieme denatalità e pianificazione dell’offerta formativa richiede la definizione di una visione che valorizzi tutti i quartieri, in particolare quelli periferici. Sarà centrale l’analisi della proiezione demografica dei residenti e dei flussi di iscrizione che storicamente si verificano dalle periferie verso il centro, dei parametri di capienza dei singoli edifici, delle opportunità offerte dal territorio di riferimento con l’obiettivo di indirizzare interventi perequativi capaci di rendere gli edifici scolastici centri attrattivi in grado di fondere l’educazione esplicita e intenzionale che si fa a scuola con quella implicita che si conosce prendendo spunto dal proprio territorio.

Nella definizione della rete scolastica particolare rilievo assume l’offerta di asili nido comunali. Essa attualmente prevede il funzionamento a Terni di 4 nidi comunali a tempo pieno, 2 nidi comunali a tempo parziale, 2 in convenzione e nessun nido aperto di sabato. Nonostante l’“inverno” demografico e il rapporto posti autorizzati ogni 100 nati a Terni sia più favorevole della media Italiana (25 ogni 100 nati) e dell’obiettivo europeo (33 ogni 100 nati), attestandosi a 44 posti ogni 100 nati (dati ISTAT 2020), ogni anno le liste di attesa per l’ingresso ai nidi comunali sono numerose.

L’incremento della presenza e una maggiore estensione temporale del loro funzionamento (ad esempio di sabato) sono obiettivi prioritari poiché gli asili nido rivestono importanza sociale e funzione assistenziale: costituiscono contesti facilitanti l’inclusione sociale, il confronto tra famiglie con differenti vissuti e il ritorno al lavoro o la ricerca di un lavoro delle donne.

Ancora più rilevante è la funzione degli asili nido come prerequisito per la crescita e lo sviluppo relazionale, cognitivo e linguistico dei bambini, con esiti positivi anche sulla riduzione delle diseguaglianze e dei ritardi negli apprendimenti. L’accesso fin dai primi anni di vita ad un percorso educativo di qualità, a prescindere dal reddito della famiglia, rende essenziale questo servizio e prioritario l’impegno del PD di incrementarne presenza e durata garantendo un servizio educativo qualitativamente significativo.

A questo scopo saranno utilizzati tutti i canali di finanziamento che si presenteranno, in particolare i fondi derivanti dal PN Scuola e Competenze 2021-2027.

Ulteriore esigenza crescente nella nostra comunità è la richiesta di tempo pieno alla scuola primaria ma in alcuni casi la richiesta dei genitori non è supportata dalla possibilità di realizzazione del servizio per limiti strutturali degli edifici scolastici e per i requisiti ambientali richiesti dalle norme per l’attivazione del servizio di mensa.

Riconoscendo il valore educativo formativo e sociale dell’estensione del tempo scuola, il PD si impegna a supportare nuove proposte formative, sostenendo economicamente le famiglie nel percorso di istruzione, garantendo la progressiva gratuità dei servizi a domanda individuale almeno fino alla scuola dell’obbligo, sostenendo il diritto allo studio con i servizi di trasporto e mensa.

Per garantire la piena realizzazione della persona sarà rafforzato un insieme coordinato di interventi e prestazioni per garantire alle alunne e agli alunni con disabilità le condizioni ambientali e di contesto, il personale e gli strumenti più idonei a facilitare il processo di piena integrazione scolastica, formativa e sociale.

Gli edifici disponibili per le istituzioni scolastiche sono molto datati, presentano criticità dal punto di vista sismico ed energetico, limiti strutturali propri del periodo di edificazione che rendono più complessa la realizzazione di una didattica innovativa. Superare queste problematiche implica interventi radicali particolarmente onerosi che possono essere affrontati accedendo a finanziamenti specifici.

I bandi emanati dal Ministero dell’Istruzione secondo gli obiettivi del PNRR hanno visto la partecipazione parziale dell’attuale amministrazione comunale, esclusivamente ai bandi per manutenzioni o parziali ristrutturazioni, mentre non è stata prevista la partecipazione al bando per l’edificazione di nuove scuole.

La collaborazione con gli uffici comunali competenti dovrà mettere al centro tutte le azioni necessarie per utilizzare al meglio le linee di finanziamento, anche consistenti, previste nel prossimo PN Scuola e Competenze 2021-2027 con l’obiettivo di realizzare interventi di miglioramento sismico, efficientamento energetico, ristrutturazioni, abbattimento delle barriere architettoniche.

È fondamentale, per la gestione della quotidianità, garantire la manutenzione ordinaria delle scuole: l’usura derivante dalla vetustà degli edifici, dalla numerosità degli utenti, dalla sporadicità degli interventi, determina un progressivo degrado degli ambienti di vita degli studenti che a sua volta genera negatività negli stati d’animo e nei comportamenti.

La scuola è un presidio fondamentale per la funzione istituzionale di istruzione ma anche un riferimento per il contesto in cui opera e ha la necessità di avvalersi anche di opportunità, incontri, contributi del territorio rappresentato da associazioni sportive, culturali, solidali, dai luoghi per il tempo libero, per il lavoro.

Fino a una manciata di anni fa gli assessorati alla scuola e alla cultura del Comune di Terni sostenevano sistematiche iniziative rivolte alla scuola che soggetti del territorio progettavano in ambito artistico, museale, scientifico, storico, civico, ma la desertificazione dell’associazionismo operata dall’attuale amministrazione e la preclusione nei confronti di alcuni operatori culturali sono state un fattore di crisi del sistema non solo scolastico ma anche sociale ed educativo.

Il malessere e la solitudine dei ragazzi derivano da tanti fattori a partire dalla crisi educativa degli adulti, ma anche dal vuoto e dal deserto di opportunità che trovano nei quartieri della nostra città, nell’assenza di risposta alle loro domande e attese.

La rigenerazione della comunità cittadina rispondente ai bisogni singoli e collettivi passa per la ricostruzione di una comunità educante come insieme di relazioni di collaborazione costituito e alimentato dagli attori territoriali che si impegnano a garantire il benessere e la crescita di bambini e ragazzi, in ottica inclusiva.

Lo strumento dei Patti Educativi di Comunità, di cui l’amministrazione comunale può essere promotrice, permette di promuovere la collaborazione degli enti locali con scuole, associazioni di volontariato, Terzo Settore e società civile.

Ampliare l’offerta formativa delle scuole con le risorse derivanti dai menzionati soggetti del territorio permette l’integrazione di risorse spazi ed esperienze e, soprattutto, la possibilità per i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze di partecipare attivamente ad esperienze al di là dell’ambiente scolastico, sostanziando gli apprendimenti in azioni concrete in ambienti aperti ed inclusivi.

La realizzazione di una comunità educante inclusiva, a partire dalle scuole, con il contributo di tutti i soggetti operanti nel territorio, permetterà di accogliere le specificità di ognuno proponendo modalità funzionali anche ai bisogni speciali, rendendo ciascun alunno e alunna protagonista dell’apprendimento qualunque siano le sue capacità, le sue potenzialità e i suoi limiti.

L’obiettivo è rendere l’amministrazione comunale attore propositivo e collettore di azioni volte al contrasto delle diseguaglianze e della povertà educativa.

Anche l’Università è un asset fondamentale per lo sviluppo della città, sia da un punto di vista industriale che culturale. Investire per far compiere a Terni il passaggio definitivo a città universitaria è una priorità per il PD; pertanto, aver appreso della disponibilità di risorse regionali così rilevanti per questo scopo è sicuramente un aspetto positivo.

Quello che però preoccupa è il rapporto che esiste tra gli annunci dei progetti e la loro gestione puntuale. Anche questa volta sono state sbandierate cifre incredibilmente rilevanti per i contribuenti senza dare conto dei contenuti dell’ultimo masterplan costruito, peraltro, con uno scarso coinvolgimento dei professori.

Per realizzare lo sviluppo di un vero e proprio Polo Universitario a Terni non ci si può limitare ad un semplice intervento sulle strutture. Per la prima volta, grazie al contesto nazionale creato dai precedenti governi, il territorio ha una disponibilità notevole di risorse, ma queste risorse non possono essere sprecate. Viviamo una fase di cambiamenti strutturali che investono sia i modelli produttivi che i servizi fondamentali al cittadino, con il comune denominatore della transizione ecologica. In tutto questo l’università deve rappresentare il perno dello sviluppo e dell’innovazione, deve quindi essere perfettamente integrata con le amministrazioni, con il tessuto produttivo e con la cittadinanza in generale. Tutto questo non si ottiene solo con la ristrutturazione edilizia. Occorre creare un coordinamento permanente che metta in relazione i piani di sviluppo territoriali con le attività di ricerca e i piani didattici dell’università. Occorre che a Terni si faccia sempre più ricerca (e quindi vi si stabilizzino i dipartimenti) e che rappresentanti del Polo ternano vengano inseriti nei CDA statutari delle facoltà.

A terni l’università, quindi, può integrare i corsi di economia, ingegneria e medicina in una dimensione dipartimentale, vocata al tema dello sviluppo sostenibile; Un grande obiettivo sul quale Arpa Umbria sta dando vita ad una scuola di alta formazione, quale ponte verso le imprese e verso la scuola. Una grande innovazione nella quale Terni può e deve inserirsi, anche attraverso la realizzazione di più ITS autonomi nel nostro territorio.

Anche rispetto alle strutture prima di tutto servirebbe un’analisi dettagliata della dislocazione dell’università nella città. Una presenza di qualche struttura anche in centro città può portare a risultati virtuosi (si pensi all’esperienza narnese). Si può ragionare su una distinzione tra luoghi destinati alla ricerca e luoghi destinati alla didattica, utilizzando Pentima per le attività di ricerca, mentre la didattica e quindi la vita degli studenti potrebbe essere localizzata più nel centro città, dove tra l’altro ci sono anche diversi luoghi facilmente disponibili a questo scopo; oppure si potrebbe pensare alla creazione di un campus inglobato nella prima periferia, concentrando tutte le facoltà intorno al rettorato e alle segreterie con palazzetti, palestre e campi sportivi per svolgere attività fisiche e di socializzazione tra studenti e mense.

La mobilità e l’accoglienza, inoltre, rappresentano aspetti fondamentali per favorire lo sviluppo delle sedi universitarie. Se si vuole attrarre studenti è importante creare delle condizioni agevoli di permanenza nella città e di accesso alle strutture. Un nuovo piano di accoglienza e mobilità andrebbe quindi inserito nel masterplan.

Questi sono solo alcuni dei quesiti ai quali è prioritario dare risposte se si vogliono spendere in modo corretto le risorse disponibili. Un progetto di questa portata richiede un coinvolgimento ampio di diversi soggetti, a partire dalle scuole. Gli studenti delle scuole ternane sono potenzialmente i primi fruitori dell’università ternana e coinvolgerli significa avere chiare le loro esigenze.

INCLUSIONE E COESIONE: DIRITTI, POLITICHE GIOVANILI, PARTECIPAZIONE

L’obiettivo del PD è attivare un percorso innovativo in grado di garantire reciprocità fra politiche di welfare e sviluppo economico. Tali politiche devono dare centralità alla persona non solo come cittadino ma come abitante di una comunità, portatore di bisogni ma anche di risorse, superando una visione che tende ad assegnargli solo il ruolo di utente e consumatore di servizi, in favore della valorizzazione del potenziale umano come motore di creatività e sviluppo sociale ed economico collettivo.

Servono quindi le condizioni e gli strumenti giusti affinchè questo potenziale possa avere massima espressione: il luogo materiale e immateriale in cui ciò può avvenire è il quartiere, luogo della vita quotidiana e di sperimentazione di opportunità, un sistema osmotico in cui è inteso non come una monade chiusa e autoreferenziale ma come la cellula che ne custodisce l’identità funzionale all’esistenza dell’organismo città e alla sua proiezione europea.

Nati storicamente come centri di raccolta delle istanze politiche e sociali dei cittadini, i quartieri hanno progressivamente perso servizi e opportunità oltre a molte funzioni gestionali e politiche con la fine delle Circoscrizioni, organismi che rappresentavano un sostegno prezioso per il vasto mondo associativo e per le sue attività sociali, ambientali, culturali, sportive e ricreative, ed un punto di riferimento certo per i cittadini.

Dopo la loro cancellazione non ci sono più stati a Terni organismi che consentissero una rappresentanza ed una partecipazione della popolazione alle scelte dell’amministrazione comunale, sia nei grandi quartieri popolari della città sia nelle frazioni meno densamente popolate come le antiche municipalità.

Diverse realtà hanno dato una risposta a questa mancanza costituendo organismi a costo zero di rappresentanza in grado di colmare la distanza tra le persone e l’amministrazione comunale.

Analizzando le varie esperienze che ci sono fra i vari capoluoghi di provincia paragonabili a Terni per dimensione demografica (Cesena, Ravenna, Pesaro) e valutando le peculiarità presenti sul nostro territorio, costituito in maniera molto variegata da quartieri centrali, da quartieri periferici e popolari e dagli antichi borghi della Valserra e dalle già citate Antiche Municipalità, proponiamo la costituzione di un sistema di rappresentanza misto che risponda alle caratteristiche più consone alla nostra città ed ai suoi territori.

In particolar modo il modello di Pesaro è senza dubbio il più simile, ed è per questo che la nostra proposta avanza la necessità di costruire un nuovo modello di partecipazione attraverso due tipi di strumenti: i Municipi ed i Quartieri.

Proponiamo infatti di costituire i Municipi, che sono uno strumento previsto dall’art. 16 del TUEL (Testo unico sugli enti locali), ovvero la legge 267/2000, che prevede che in quei comuni nei quali è avvenuta una fusione possa avere luogo l’istituzione di organismi di servizi decentrati e di rappresentanza politico-istituzionale.

Proponiamo di farlo in tutti i territori che furono comune autonomo, ovvero le ex Circoscrizioni Collescipoli, Velino (comprendente le antiche municipalità di Papigno e Piediluco nonché altre frazioni ivi ricadenti come Marmore), Valnerina (comprendente le antiche municipalità di Collestatte e Torre Orsina nonché altre frazioni ivi ricadenti come Collestatte Piano e San Liberatore), nonché della sezione elettorale 111 di Cesi.

Proponiamo inoltre di istituire dei consigli di quartiere (come consentito dall’art. 8 del TUEL) in tutte le ex circoscrizioni sia del centro città (ex Tacito ed Interamna) che nei quartieri ricadenti nelle ex circoscrizioni Ferriera, Colleluna, Valserra e Cervino.

Particolare attenzione dovrà essere posta ai borghi poco popolosi ma da valorizzare della Valserra (sez. elettorali 77 e 78 da Giuncano fino a Cecalocco e Battiferro), che, pur non essendo mai stati un’antica municipalità, necessitano di una rappresentanza attraverso un collegio elettorale loro dedicato all’interno del relativo consiglio di quartiere riguardante anche Borgo Bovio.

Municipi e Quartieri dovranno essere di natura elettiva, saranno di carattere volontario (quindi senza gettoni o rimborsi) e saranno a costo zero per il comune in quanto non necessiteranno di personale ed utilizzeranno le sedi già in possesso dell’amministrazione o di associazioni locali.

La concezione con cui dovranno funzionare questi nuovi organismi sarà quella quindi di consessi civici che lavorano in collaborazione con l’amministrazione comunale per individuare le soluzioni migliori per i quartieri e le antiche municipalità che costituiscono la città nella sua interezza e che devono tornare ad essere culla di comunità, soggetti formalmente riconosciuti e dotati di propri poteri consultivi e di rappresentanza, caratterizzandosi come luoghi della partecipazione per realizzare un vero welfare di prossimità.

I quartieri devono tornare, insomma, ad essere i referenti principali del lavoro di comunità per la cura del territorio e i protagonisti della rigenerazione urbanistica e sociale attraverso la condivisione di progetti per i beni comuni e la promozione dell’immaginazione civica.

Solo così si coniuga la gestione del territorio con la cura della comunità, promuovendo il rafforzamento delle reti sociali come nuova impostazione per lo sviluppo delle risposte di prossimità alle problematiche delle persone in condizioni di difficoltà, cercando di rilevarne non solo i bisogni espressi ma anche quelli inespressi, garantendo piena attenzione alla vita degli individui come persone e come abitanti di una comunità, chiamando in causa anche il camposocio-sanitario in cui si garantisce il benessere, (nei quartieri si interfacciano i livelli istituzionali con i distretti sanitari, i comitati, le federazioni sportive, le scuole e il terzo settore), attuando percorsi di co – programmazione e co – progettazione.

Ciò necessita di un approccio multidisciplinare che segua il corso della vita delle persone e promuova la rivitalizzazione e riqualificazione dei quartieri attraverso la promozione della partecipazione dei cittadini, delle associazioni e delle reti sociali, con azioni tese alla cura del decoro urbano, cura e animazione dei parchi e del verde per migliorare accessibilità e fruizione del territorio, attenzione alla fragilità sociale e prevenzione di situazioni di criticità, organizzazione di iniziative e percorsi di attività in cui esprimere propri bisogni, rendendo protagonisti i giovani, gli adolescenti e l’integrazione tra diverse generazioni e tra varie culture.

La cultura può e deve accompagnare i processi di trasformazione sociale; ciò è possibile realizzando delle forme di connessione forti tra il mondo culturale, creativo e artistico e le altre politiche pubbliche riuscendo ad avere un impatto concreto non solo sul modo in cui queste attività vengono realizzate ma anche su come le politiche sulla sostenibilità vengono percepite a livello locale.

L’idea è quella di realizzare una città integrata, plurale, polivalente, con un’armonia e non una gerarchia di funzioni tra centro storico cittadino, fascia dei quartieri e antichi borghi al fine di incentivare la multiculturalità e superare forme di ghettizzazione sociale e culturale e per assicurare a tutti i cittadini la manutenzione permanente della città come condizione minima ed essenziale, dando attuazione all’art. 3 della Costituzione sul principio di eguaglianza e sul rispetto dei diritti umani.

Il PD, infatti, intende promuovere anche una piena affermazione della parità tra i generi e rimuovere le sperequazioni sussistenti ad oggi tra uomini e donne per quanto riguarda la retribuzione, l’accesso alla politica e ai ruoli di vertice. Abbiamo l’ambizione di lavorare, inoltre, a livello culturale, per un linguaggio più inclusivo e rispettoso delle differenze e per ripensare i rapporti tra i generi e il loro paradigma che, in ultima analisi, risulta essere alla base di tanti aspetti patologici dei rapporti (basti pensare al femminicidio, alla violenza sulle donne, all’omofobia).

Nella nostra città, in definitiva, intendiamo dare sostanza al principio di laicità dello Stato e supportare le lotte per il riconoscimento dei diritti delle persone oggetto di discriminazione, individuando ed incentivando tutti quei provvedimenti atti a favorire l’integrazione e la conoscenza delle diversità. Analogamente deve essere obiettivo di un’amministrazione virtuosa incentivare e promuovere l’apertura di Centri di Ascolto e Assistenza e di Case di Accoglienza per coloro che si trovano in difficoltà a causa di discriminazioni, misoginia o stati di emarginazione estrema e odio sociale, ponendo particolare attenzione a fenomeni come il contrasto della violenza sulle donne.

Il PD ritiene fondamentale avviare attività di prevenzione e sostenere anche materialmente la rete istituzionale che deve tornare nella nostra città a rispettare le indicazioni definite nella convenzione di Istanbul nei criteri di individuazione dei gestori così come nelle modalità operative: ì Cav e le istituzioni devono collaborare attivamente con le associazioni e organizzazioni di donne. È necessario dunque rafforzare il sostegno alle organizzazioni femminili indipendenti e il loro riconoscimento, e consolidare il quadro istituzionale nazionale e locale per la consultazione e la cooperazione con le associazioni.

Sempre nell’ottica di mettere al centro della nostra proposta la persona, riteniamo poi prioritario porre in essere politiche che si occupino delle persone con disabilità, inquadrate come soggetti aventi diritto a buone condizioni sul posto di lavoro, a una vita indipendente, a pari opportunità e a partecipare pienamente alla vita della loro comunità. In considerazione, quindi, anche delle strategie che l’unione Europea ha emanato dal 2021 al 2030 abbiamo individuato alcune priorità di azione.

Primo nodo fondamentale è il concetto di accessibilità, intesa come l’insieme delle caratteristiche ambientali, strutturali ed organizzative che, a prescindere dalla condizione della persona, consentono di usufruire di beni, luoghi e servizi. Il diritto all’accessibilità è strettamente connesso all’abbattimento di tutte le barriere, fisiche e non solo, che limitano o impediscono la piena inclusione delle persone con disabilità.Riteniamo pertanto necessario attuare una piena valutazione di come la nostra città sia organizzata in termini di percorsi, accessi ai mezzi pubblici e ingresso nei luoghi pubblici. Questa attività sarà propedeutica per dare poi sostanza al principio di vita indipendente, intesa in questa sede come l’insieme delle misure, dei servizi e dei sostegni che favoriscono i percorsi di autonomia e il diritto delle persone con disabilità di scegliere dove e con chi vivere. Si ritiene pertanto necessaria una valutazione insieme alle associazioni che in città raccolgono le istanze delle famiglie e dei disabili. Obiettivo del PD, inoltre, è quello di favorire percorsi inclusivi, a partire dalla formazione fino al mercato del lavoro post pandemia che richiede nuove competenze e la necessità di una formazione continua e di qualità. Anche qui riteniamo necessaria una valutazione con le associazioni e un rapporto anche con l’Ufficio per l’impiego di Terni. Si richiede inoltre una maggiore integrazione tra la USL 2 e i Servizi Sociali del Comune per valutare i servizi offerti per un’inclusione lavorativa di qualità

Riteniamo, infatti, che la partecipazione alla vita economica sia il modo migliore per garantire autonomia e inclusione sociale per le persone con disabilità in quanto saper riconoscere nei luoghi di lavoro il loro potenziale ed i loro talenti genera benefici non solo per il singolo individuo ma anche per l’organizzazione e per la società nel suo insieme, rafforzandone la coesione.

In quest’ultima ottica è bene evidenziare anche come a causa del Covid19 sia esploso in tutta la sua drammaticità anche il tema degli anziani: circa 161.000 i morti negli anni 2020-2021 (dati dell’Oms e le stime dell’Istat-Iss) a causa di questa malattia.

Questo evento epocale deve portarci a comprendere come i problemi degli anziani, più di un quarto dell’intera popolazione, non siano riconducibili solo ai soli trattamenti pensionistici ma richiedano un’attenzione pubblica complessiva sulla loro condizione di vita che deve diventare un obiettivo essenziale soprattutto per una città come Terni dove esiste uno dei tassi di invecchiamento, come del resto in tutta l’Umbria, più elevati d’Italia.

Obiettivo di una buona Amministrazione, infatti, deve essere quello di fornire un’adeguata attività assistenziale a 360 gradi, soprattutto per le patologie croniche di cui gli anziani sono i maggiori portatori ma anche in termini sociali e psicologici. Per fare questo, un primo passo è ridurre i tempi massimi delle liste di attesa per esami diagnostici e interventi, soprattutto cercando di dare risposte nelle sedi ambulatoriali più vicine alla residenza del paziente (questo perché va considerata la particolare fragilità di questi soggetti e la conseguente difficoltà per gli eventuali spostamenti) e potenziando i rapporti di integrazione tra Azienda Ospedaliera S. Maria di Terni e USL 2, soprattutto per quanto riguarda le patologie croniche (dimissioni protette, presa in carico del paziente ) e la riabilitazione, sgravando cosi da tali compiti le famiglie che, ad oggi, rimangono invece le principali protagoniste dell’assistenza dei loro cari.

Per migliorare la qualità della vita dei cittadini, inoltre, il PD intende operare anche In tema di diritto alla sicurezza. Intendiamo, infatti, sviluppare attività per l’inclusione sociale, la riqualificazione socioculturale e l’uso e la vivibilità degli spazi urbani, attività che possono essere potenziate anche attraverso l’intervento coordinato delle forze della Polizia di Stato e degli enti locali per perseguire l’obiettivo comune del contrasto al degrado del territorio.

Tra gli strumenti più idonei a raggiungere tali obiettivi, c’è il Tavolo della Sicurezza, a cui partecipano lo Stato, le Regioni e le Province e che deve vedere fortemente impegnato il Comune di Terni nel rispetto delle competenze e funzioni di ciascun soggetto.

Riteniamo che si potrebbe investire risorse nel recupero edilizio l’area dell’ex lanificio Gruber, dove ipotizziamo la nascita del “polo della sicurezza”, con la realizzazione della nuova caserma della Polizia Municipale accanto a quella della Polizia di Stato. La caserma dovrà essere dotata di una moderna sala di controllo, di spazi destinati alla carcerazione provvisoria e alla custodia dei materiali sequestrati, di un poligono di tiro, di un’autorimessa e di locali riservati al personale. Si procederà anche all’assunzione di un adeguato numero degli agenti di polizia municipale per garantire la sicurezza urbana e la prevenzione della criminalità, potenziando la presenza dei vigili di quartiere in postazioni dotate di sistemi tecnologici di supporto come la fibra ottica e telecamere per il controllo esterno della zona di pertinenza.

Gli interventi che intendiamo promuovere riguardano poi la rigenerazione urbana dei quartieri periferici finalizzata all’eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale seguendo il principio che la vera città sicura è quella che non vive un disagio economico e sociale e non quella che vede un ampio uso delle forze dell’ordine.

Altro elemento importante per aumentare il grado di sicurezza della nostra città è la riduzione del degrado urbano. Un’idea per far fronte a questo problema può essere il dotarsi dello strumento della Task Force Antidegrado cui sono demandate funzioni di monitoraggio costante delle criticità segnalate, di coordinamento degli interventi tra uffici centrali, quartieri e Polizia Municipale in particolare per il controllo delle aree verdi pubbliche, la manutenzione degli edifici pubblici e le situazioni di abusivismo. Lo strumento fondamentale per garantire la vivibilità nello spazio pubblico è il dispiegamento di un’azione adeguata di Polizia locale, che dovrà poggiare su un rapporto stretto con la comunità locale; fondamentale è l’istituzione della figura del Custode di quartiere che può intervenire in piccole manutenzioni cittadine e individuare e segnalare situazioni di pericolo o borderline per i cittadini. La figura sarà da individuare tra i residenti come esponente del quartiere stesso, su base volontaria e con conferimento di incarico solo a seguito di corsi di formazione finanziati dall’amministrazione comunale. La Polizia Locale, oltre a svolgere le proprie attività istituzionali e a rappresentare il punto di riferimento naturale e necessario per la comunità, dovrà sostenere l’attività dei cittadini volontari (progetto Custode di quartiere) che rappresentano una fondamentale fonte di informazione qualificata sulle dinamiche del territorio relative principalmente al degrado urbano, nell’ottica di avvicinare istituzioni e cittadini.

COMMERCIO

Affrontare una tematica come la crisi del commercio è senza dubbio una sfida interessante e difficoltosa. Crisi complesse derivano da contesti complessi, da dinamiche sociali sfaccettate. La stessa città è fortemente cambiata modificando il suo tessuto sociale ed economico. Questo ha reso multiforme la strategia di risoluzione dei problemi che, oggi più di ieri, risultano intrecciati gli uni con gli altri. Affrontare il problema del commercio significa incardinare le proposte in una visione organica, una ricucitura del tessuto sociale attraverso un’idea di città dove ogni elemento concorra allo sviluppo complessivo. Importante è ribaltare il concetto di strada che va visto come il luogo della relazionalità, della crescita, del recupero e dell’aggregazione.

Il commercio, oltre ad essere occasione di lavoro sia dipendente che autonomo e di servizio ai cittadini, è un’attività in grado di avviare un processo di riqualificazione urbana e di trasformazione economica territoriale. Oggi con il progressivo invecchiamento della popolazione, con l’aumentare di un’attenzione alla qualità dei prodotti e con la diminuzione, per i cittadini, dei tempi da dedicare alle attività extra-lavorative e familiari, sta riacquistando importanza il ruolo degli esercizi di vicinato che assolvono al compito di presidio territoriale e rendono maggiormente vive e vivibili le città. Negli esercizi di vicinato si possono riconoscere una pluralità di ruoli (economico, sociale e territoriale) funzionali allo sviluppo di una comunità.

È fondamentale quindi ricreare luoghi di aggregazione per l’incontro e lo sviluppo delle relazioni recuperando locali già in essere che possono essere tanto più attraenti quanto gli edifici di nuova costruzione. É importante ad oggi concentrarsi su azioni immediate che siano inserite a loro volta in una visione a cerchi concentrici realizzabile in un lasso di tempo più esteso. In quest’ottica le direttrici individuate sono la ricucitura del tessuto sociale, la riqualificazione urbana, la sicurezza e il decoro e lo sviluppo di un piano organico di investimenti per il commercio che va integrato con la vivacità culturale e turistica.

Secondo il report Open Polis dell’anno 2019 emerge che a Terni la spesa pro capite del commercio è di €2,00, a differenza di quanto accade in altre città d’Italia come Trieste dove la spesa è di € 15,81, Firenze (€ 14,48), Bari e Genova (circa 13,00 Euro). In tal senso il PD ha l’obbligo politico di formulare una propria piattaforma programmatica che, affrontando tutti i temi sopracitati, possa dare una risposta concreta nel breve e nel lungo periodo ribaltando l’andamento imposto dall’ultima amministrazione e ponendo un deciso freno all’implementazione delle grandi superfici commerciali.

Tra i provvedimenti che si possono prendere per stimolare la ripresa del commercio nella nostra città pensiamo invece all’istituzione delle Zone a Valore Diversificato (ZVD), secondo le quali si suddivide Terni in zone commerciali dove ogni zona ha un valore diversificato sulla base di accessibilità, fruibilità dei servizi e valore oggettivo degli immobili. Determinato il valore oggettivo di ogni singola zona s’interviene con la rimodulazione dell’IMU così da stabilire una politica di Prezzi calmierati.

La rimodulazione delle imposte locali può essere una leva molto importante anche se legata ad una dinamica di valorizzazione e incentivazione degli affitti dei locali commerciali. L’idea è quella che, qualora un locale commerciale venga affittato a canone calmierato, il suo proprietario abbia diritto ad uno sgravio fiscale sull’Imposta municipale di Proprietà fino ad effettiva locazione, mentre diversamente si avrà una piena e totale applicazione ai massimi valori economici dell’IMU. Ciò sarà realizzabile a seguito di un accurato censimento anagrafico dei locali atto a monitorare lo stato di locazione. Se non dovesse sussistere un contratto di locazione in essere scatterà l’obbligo esclusivo in capo ai proprietari del mantenimento del decoro urbano, con penalità pecuniarie per i proprietari di locali che non attengono alle disposizioni precedentemente citate. Altri obiettivi che si conseguirebbero mediante questa politica sarebbero quello di rendere quanto più difficile possibile evadere agli obblighi di legge legati alla salute pubblica, sulla quale incidono ovviamente anche le condizioni di mantenimento dei locali commerciali del centro cittadino, e quello di penalizzare il proprietario di un immobile che non abbia intenzione di affittare il proprio immobile mantenendolo vuoto per lungo tempo con mancanza di manutenzione interna ed esterna e con un’illuminazione adeguata a scapito del decoro urbano e della cittadinanza tutta.

Altro accento va posto sul fronte del commercio on-line, fenomeno assolutamente non secondario che ha contribuito in maniera determinante alla crisi del commercio “fisico”. Questo scollamento tra il venditore e l’acquirente, ha generato una crisi profonda dei profitti degli esercenti locali ingenerando un circolo vizioso nel quale la ricchezza prodotta dallo scambio non ha più una ricaduta sul benessere collettivo della città, ma genera una ricchezza esterna che al tessuto cittadino non porta alcun valore.

La proposta che avanziamo avrà il nome di Zero Kilometri (0K) e prevede che la pubblica amministrazione si faccia carico della creazione di un’app dove il commerciante crea una vetrina virtuale proponendo i suoi prodotti e servizi. I benefici non sarebbero limitati soltanto al comparto commerciale ma si abbatterebbero anche le emissioni di CO2 legate ai trasporti e i tempi di consegna.

Sempre in quest’ottica siamo dell’opinione che alla ZTL vada affiancata una Zona Pedonale Urbana (ZPU) nella quale sia fatto divieto assoluto di circolazione ai veicoli privati. La ZPU dovrebbe snodarsi da Palazzo Spada per tutto il centro storico cittadino. Esternamente alla ZPU, e fino alla corona esterna cittadina dovrebbe costituirsi la ZTL ossia la zona che ammortizza la pressione del traffico veicolare, presso la quale individuare le aree di sosta delle vetture che ne hanno accesso e dalle quali si dovranno snodare le navette elettriche che permetteranno il raggiungimento del centro e una migliore fruizione dello stesso. Naturalmente sia la ZPU sia la rimodulazione della ZTL andranno affiancate da un potenziamento del sistema di trasporto alternativo.

A seguito di tale provvedimento sarebbe possibile creare un sistema dove le tre vie parallele del centro sono interconnesse tra loro in una specie di galleria del centro città, che potrà essere, in questo modo, un punto di ritrovo, socializzazione e shopping dei cittadini ternani con qualsiasi condizione climatica.

Essendo Terni una città a forte vocazione artigianale ad alta specializzazione, sarebbe importante anche la creazione di un polo fieristico dove organizzare manifestazioni ad hoc. In Umbria abbiamo solo un polo di piccole dimensioni a Bastia Umbra, mentre Terni potrebbe usufruire della sua posizione centrale e di raccordo per diventare un punto di riferimento di carattere nazionale e internazionale in questo senso.

CULTURA, TURISMO E SPORT

Il PD intende migliorare la salute, il benessere e l’educazione dei cittadini attraverso l’attuazione di politiche finalizzate a promuovere la cultura dello sport e del tempo libero. Punti cardine del progetto sportivo territoriale saranno la promozione di manifestazioni ed eventi sportivi; la programmazione di interventi di manutenzione dell’impiantistica sportiva; la costruzione di nuovi impianti ecosostenibili.

A tale scopo gli impianti della città, le palestre delle scuole comunali, gli spazi pubblici all’aperto nei quartieri destinati alle attività motorie libere, i parchi cittadini e le piste ciclopedonali andranno censiti, monitorati periodicamente e adeguati alle normative tecniche e di sicurezza.

Riteniamo inoltre di rilevanza prioritaria: la costruzione del nuovo stadio di calcio “Libero Liberati” di proprietà comunale; la riqualificazione del Campo Scuola di atletica leggera “Casagrande” e del Circolo della scherma; il potenziamento del Centro remiero “D’Aloja” a Piediluco; la riapertura del Parco di Cardeto; il rilancio delle Piscine dello Stadio; l’attuazione di interventi destinati a sviluppare gli sport minori di tipo urbano come il parkour.

Per una buona qualità della vita, inoltre, non si può prescindere dalla disponibilità di luoghi dove poter svolgere attività motorie e di socializzazione durante il tempo libero. Per questo i parchi della città di Viale Trento, Le Grazie, Cospea, La Passeggiata, Cardeto, Via del Centenario e Campo Maggiore saranno collegati tra loro con piste ciclo-pedonali e diventeranno delle palestre all’aperto dove i cittadini potranno praticare attività fisica.

La rigenerazione urbana dei quartieri della città con azioni volte al recupero degli spazi pubblici riguarderà anche quelle strutture polivalenti fruibili in maniera libera dai cittadini che oggi versano in condizioni di degrado. I progetti di recupero saranno posti in essere in sinergia con gli Enti di promozione sportiva e con le società anche per consentire loro di promuovere l’integrazione delle comunità presenti nel territorio. Per sostenere i costi dell’impiantistica sportiva si adotterà un programma pluriennale d’investimenti con risorse proprie dell’Ente comunale, con quelle messe a disposizione dai bandi pubblici e con il ricorso a forme di partenariato pubblico-privato.

Consideriamo fondamentale il ruolo della scuola nello sviluppo dell’educazione fisica e della didattica inclusiva. Riteniamo pertanto che le scuole, con il sostegno del Comune, dovranno incrementare l’offerta delle attività motorie rivolte agli studenti anche con disabilità, incentivando la collaborazione con il settore sportivo e facendo sì che le palestre vengano messe a disposizione delle società sportive fuori dagli orari scolastici con apposite convenzioni che ne regoleranno la gestione servendosi di operatori che verranno reclutati dai bandi PUC per i lavori socialmente utili.

Tramite lo sport, infatti, il PD intende migliorare la coesione sociale e la sicurezza cittadina. A tal fine, con appositi bandi pubblici per la concessione di contributi a fondo perduto, saranno istituiti progetti finalizzati al contrasto di ogni forma di razzismo e discriminazione, ad incentivare l’inclusione, l’integrazione, le pari opportunità e il rispetto dell’ambiente e saranno erogati sostegni a quelle società dilettantistiche che, a causa della crisi economica, della pandemia, degli aumenti dei costi dei servizi e del calo degli atleti iscritti hanno subito perdite economiche.

Sarà rafforzata e integrata la Consulta comunale dello sport con tutti i soggetti attivi interessati ai problemi sportivi, vale a dire CONI, CIP, MIUR e tutti gli Enti di promozione sportiva e società sportive, allo scopo di consultarsi su proposte e pareri per la determinazione delle politiche sportive nel rispetto della differenziazione dei ruoli.

Importante sarà, infine, sviluppare il turismo sportivo essenziale per la valorizzazione delle bellezze paesaggistiche e culturali territoriali come la Valnerina, il Parco Fluviale del Nera dalle Cascate delle Marmore fino alle gole del Nera di Narni, il lago di Piediluco, le antiche municipalità e Carsulae in un’ottica di area vasta e di sistema delle acque. L’obiettivo che vogliamo raggiungere è quello di costituire un prodotto turistico e sportivo che si consolidi nel tempo attraverso eventi attrattivi e che diventi una fonte costante di reddito per tutto il territorio comunale. Ciò sarà possibile grazie all’adozione di un processo di pianificazione, che preveda un modello di marketing integrato (database, app di servizio e brand unitario) che metterà in sinergia i territori, gli enti pubblici e il settore sportivo. Queste proposte si innervano in una prospettiva più ampia che deve vedere la città puntare sulla promozione strutturale di lunga durata del turismo locale, rilanciando la cascata come bene culturale UNESCO, riportando la figura di San Valentino fuori dalla logica strapaesana tornando a farne un riferimento globale per la pace, la convivenza, il dialogo. Crediamo sia necessario valorizzare anche la città contemporanea, quella che porta la firma di grandi architetti, urbanisti e scultori della modernità e tornare a valorizzare il patrimonio archeologico industriale che va fatto convivere con la grande memoria storica della cascata, dell’anfiteatro, di Carsulae, del ponte di augusto, del museo archeologico, dei cammini della Valnerina.

Un’altra risorsa molto importante di cui disponiamo in Umbria sono i piccoli borghi: infatti ben due terzi dei comuni della nostra regione contano meno di 15.000 abitanti. Il rilancio degli antichi Borghi e delle antiche Municipalità che circondano Terni come polo attrattivo di un turismo colturale residenziale atto a creare percorsi culturali, sportivi e alimentari che colleghi queste antiche realtà (veri e propri luoghi e eccellenze agroalimentari del territorio) permetterebbe di non avere un turismo mordi e fuggi ma un turismo maggiormente stanziale sul territorio in un’ottica di media permanenza settimanale.

L’attrattività di un territorio molto dipende, inoltre, oltre che da una politica di promozione turistica, anche dalla presenza di una diffusa offerta culturale di qualità. Ogni Euro investito in cultura ha un effetto moltiplicatore tra 1,8 e 3 Euro di risorse nel sistema economico, fornisce un maggiore contributo al settore dei servizi su scala locale e regionale ed è occasione per coinvolgere i diversi sistemi produttivi locali. Le azioni per lo sviluppo culturale di Terni dovranno muovere lungo tre direttrici: il pubblico, i produttori delle filiere culturali e il rapporto tra Amministrazione e istituzioni culturali. Un primo obiettivo è ampliare la platea dei destinatari abituali dei servizi culturali consolidando l’esistente e, soprattutto, intercettando il nuovo pubblico potenzialmente interessato alle proposte. Importante, quindi, stimolare la domanda di servizi culturali in tutti gli ambiti: teatrale, museale, bibliotecario, immagine, cinema, musicale. Questo avverrà attraverso interventi diretti (contributi, bandi, messa a disposizione di spazi, promozione di eventi), nonché mediante azioni indirette, quali la messa in rete degli attori e dei fruitori dei servizi culturali e favorendo processi di partecipazione. Si intende valorizzare il ruolo delle istituzioni culturali come i Musei e le Biblioteche nel loro compito di conservazione, tutela dei patrimoni, ricerca e studio. Oltre alle attività tradizionali occorre promuovere fortemente la ricerca di nuovi linguaggi e modalità per produrre servizi in sintonia con le attese della comunità. L’obiettivo è di strutturare iniziative che siano ripetibili nel tempo e non solo grandi eventi che per loro caratteristica tendono ad essere una tantum e che non generano un sistema virtuoso. Un esempio può essere il potenziamento degli eventi del Festival Umbria Libri o la creazione di veri e propri Fab Lab, cioè piccole officine culturali che offrono servizi personalizzati di fabbricazione digitale e sono generalmente dotate di una serie di strumenti computerizzati in grado di realizzare, in maniera flessibile e semi-automatica, un’ampia gamma di prodotti.

In questo senso un ruolo di prima linea lo giocano le biblioteche e gli spazi culturali con particolare attenzione ai servizi culturali destinati a bambini e ad anziani. In definitiva, promuovere la percezione delle Biblioteche, dei Musei e dei Teatri come luoghi aperti da vivere e non più come luoghi chiusi solo da visitare. Puntiamo al potenziamento della produzione di mostre, oltre che di recepire quanto offre il mercato culturale, anche coordinando l’attività con altri soggetti produttori e organizzatori. Ci teniamo a sottolineare l’importanza della festività legata al Santo Patrono e del Cantamaggio che devono essere occasione per rendere la città il luogo della memoria collettiva e della cultura, condiviso e vitale, come strumento di identità e di formazione per tutti i cittadini. Pertanto il PD, in uno spirito di valorizzazione dei legami culturali con il proprio territorio, propone la creazione di iniziative culturali, sia di carattere civile che religioso in collaborazione con la curia, di medio e lungo termine che valorizzino il periodo Valentiniano e del Cantamaggio: Festival del Cinema Romantico, declinabile sul tema dell’Amore di coppia, l’amore fraterno, l’amore familiare, l’amore Lgbtqa+, l’amore dei diritti umani. Contest musicali a tema che prendano ispirazione dall’evento valentiniano, appuntamenti dedicati ai bambini attraverso la didattica museale, festival di artisti di strada, spettacoli teatrali itineranti, concerti per la valorizzazione delle band del territorio, allestimenti di videoarte e videomapping a tema, contest della musica maggiaiola, lotteria a finanziamento della creazione dei carri di Maggio, mostre temporanee che abbiano come soggetto l’amore e il Maggio e la cultura del lavoro insieme alla questione bucolica, valorizzazione delle piazze e piazzette della città, creando una costellazione vitale paragonabile alla creazione di un salotto cittadino, creazione di festival della musica contemporanea che valorizzino le band cittadine e del territorio tutto (indie rock), eventi sportivi.

A ciò si unisce la necessità di incentivare i grandi eventi culinari con il coinvolgimento dei locali del centro cittadino, realizzando dei mercati street food dove i soggetti coinvolti non siano esclusivamente esterni ma piuttosto dando priorità alla partecipazione locale. Un esempio di mercato notturno cui ispirarsi è il Mercato di Mezzo della città di Bologna che è un luogo dei sapori e dell’incontro, del commercio, della memoria e della tradizione gastronomica della città. Trasformato nel primo mercato coperto della città, a seguito d’intervento di riqualificazione è oggi uno spazio dove acquistare o consumare sul posto prodotti enogastronomici e piatti di eccellenza e nel quale si propongono spesso appuntamenti di degustazione e incontri legati alla cultura del cibo. È poi auspicabile costituire una filiera del prodotto tipico, come accade nell’hinterland della città di Padova, dove l’amministrazione incentiva la costituzione di Associazioni e reti che promuovano un percorso di scoperta del territorio, un luogo dalla conformazione unica che è ricco di storia e di tradizioni enogastronomiche e culturali. Tali Associazioni e reti hanno lo scopo di riunire cantine, aziende agricole, strutture ricettive e ristoranti ai quali possono unirsi beni culturali, agenzie viaggio, cooperative di escursionismo e centri visite per offrire ai viaggiatori e ai turisti una ricca esperienza ad alto livello qualitativo. A ciò si unisce la necessità di creare una mappatura dei luoghi d’interesse, attraverso l’uso della strumentazione digitale e la creazione di QR code apposti in luoghi strategici della città attraverso i quali si ha la possibilità di essere informati sulle attrazioni presenti in zona.


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