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M5s: “La chiusura del punto nascite di Spoleto è una precisa scelta politica della Regione Umbria”

Posted By Redazione Galileo On 29 novembre 2022 @ 17:57 In Politica

“Sulla chiusura del Punto nascite dell’ospedale di Spoleto si è consumata un’assoluta mancanza di trasparenza”. In conferenza stampa il consigliere regionale del MoVimento 5 Stelle, Thomas De Luca, il capogruppo del M5S Spoleto Samuele Bonanni, il consigliere comunale Enrico Morganti e Claudio Fiorelli, consigliere comunale del M5S Terni e coordinatore regionale del gruppo Sanità del M5S Umbria, portano i documenti inediti che dimostrano la precisa scelta politica della Regione Umbria per indurre il Ministero a una risposta negativa in merito alla richiesta di deroga sulla riapertura del Punto nascite del San Matteo degli Infermi. “E questo nonostante l’impegno a ripristinare la situazione di normalità dopo la conversione del nosocomio in Covid Hospital, messo nero su bianco dalla presidente Tesei nell’ordinanza dell’ottobre 2020 e poi ribadita nel Documento di Economia e Finanza Regionale (DEFR) 2022-2024″ spiega De Luca.

Il Punto nascite di Spoleto viene chiuso nel momento in cui il San Matteo degli Infermi viene convertito in Covid Hospital durante l’emergenza pandemica. L’ordinanza della presidente Tesei (ottobre 2020) afferma che “al termine dell’emergenza sarà ripristinata la situazione ex ante”. La necessità di portare a termine questo impegno viene sollecitata in assemblea legislativa dal MoVimento 5 Stelle. Nel Defr 2022-2024 la giunta regionale afferma “l’impegno a completare il ripristino nel primo semestre 2022 andando a reintegrare il personale necessario del Punto nascite presso l’ospedale San Matteo degli Infermi integrando il personale necessario e ripristinando il pieno assetto dell’emergenza urgenza e attuando tutte le azioni ritenute indispensabili anche in evidenza del fatto che il nosocomio spoletino rappresenta un punto di riferimento di un’ampia zona disagiata”. Le interrogazioni in consiglio regionale presentate dal M5S proseguono nel solco della richiesta di chiarezza in merito alle azioni in campo per il ripristino del personale necessario alla riapertura del Punto nascite.

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Finchè con la relazione dell’Asl del dicembre 2021 viene richiesta la deroga per evitare la chiusura del Punto nascite. “Ma tutto è stato fatto per farsi dire di no dal Ministero” spiega De Luca mostrando i documenti: “Com’è stata illustrata l’attività del Punto nascite? Quale stima del calcolo delle nascite è stata fatta? Come si fa a fornire dati che portano poi il Ministero a dire che ‘il disagio orogeografico dei Comuni bacino di utenza del PN è modesto, limitato a pochi Comuni’? Solo chi non vive in Valnerina può definire modesto questo disagio. Senza il Punto nascite di Spoleto, chi da Civita di Cascia deve raggiungere Foligno impiega 1 ora e 20 minuti, da Castelluccio di Norcia ci vogliono 1 ora e 35 minuti. Mettere su famiglia in questi paesi significa assumersi un rischio importante”.

La Regione Umbria ha avuto un anno e mezzo per attivare le procedure di urgenza per il reclutamento del personale. Ma la risposta del Ministero sulla richiesta di deroga porta alla chiusura del Punto Nascite: “Si premette che il CPNn, in data 15/1/2021, aveva espresso parere positivo alla deroga per il PN limitato ad 1 anno, con scadenza dicembre 2021, a condizione che la Regione Umbria, entro 15 giorni dalla trasmissione del parere, riferisse in merito al numero delle ostetriche presenti e alle modalità e al cronogramma di reclutamento del personale mancante”. E ancora: “La Regione ha comunicato che il PN ha sospeso l’attività a ottobre 2020 per parziale e temporanea riconversione dell’Ospedale presso cui è allocato in Ospedale per pazienti Covid positivi. Circa i requisiti necessari alla richiesta di parere di deroga per un PN con volumi <500 parti/anno, si ribadisce che il disagio orogeografico dei Comuni bacino di utenza del PN è modesto, limitato a pochi Comuni”.

“Come si fa a dire che il disagio è modesto? Può dire questo solo chi il totale abbandono della Valnerina – insiste De Luca – com’è possibile prendere in considerazione comuni che sono al di fuori del bacino di utenza dell’ospedale di Spoleto e prendere in considerazione altri che invece ne fanno parte? Assurdo che la proiezione sulle nascite reali più quelle teoriche sia stata fatta in modo arbitrario e discutibile. Con 422 nascite reali più teoriche stimate nel 2020, con dati parziali e condizionati dalla conversione in Covid Hospital, come può il disagio orografico della Valnerina venire considerato modesto o inferiore a quello dell’Alto Cascio? Non è stato fatto abbastanza sulle procedure che dovevano garantire la dotazione di personale. La proiezione del disagio orografico di una zona che fatica ancora a rialzarsi dal sisma è stata poco esaustiva e totalmente insufficiente. Non si può parlare di ospedale del domani se non c’è garanzia della cura oggi”.

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Claudio Fiorelli, consigliere comunale del M5S Terni e coordinatore regionale del gruppo Sanità parla di “scelte volute che vengono fatte passare per dovute. La risposta del Ministero è frutto della domanda che è stata posta. Sono stati forniti dati parziali e incompleti che portano a un valore inferiore rispetto a quello che chiede la legge. Invece di mandare i dati parziali del 2020 sarebbe bastato mandare quelli completi del 2019 dove si sono registrate 498 nascite, appena sotto la soglia minima delle 500 richieste dalla legge. Sfido chiunque a chiudere un Punto nascite per 2 parti in meno: 498 su un limite di 500. La presidente Tesei e l’assessore Coletto dicono che sono stati obbligati a chiudere il Punto nascite per via del parere del Ministero. Ma l’ospedale di Spoleto è strategico, ora l’effetto è sovraccaricare l’ospedale di Terni creando file assurde e tempi lunghissimi, non certo per colpa del personale medico infermieristico. Tutto facendosi scudo del decreto ministeriale che Coletto interpreta come meglio vuole. Se dovessimo seguirlo alla lettera dovremmo chiudere metà degli ospedali in Umbria, compreso quello di Terni e ancora peggio Narni-Amelia. Dovremmo chiudere anche l’alta specialità a Perugia perchè non si arrivano agli standard che questa legge richiede”.


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