La presidente Tesei deve spiegare il motivo dei ritardi inaccettabili degli aiuti alle popolazioni colpite dall’alluvione del 15 settembre. Sei giorni dopo la richiesta scritta del Comune di Gubbio, inviata l’indomani del disastro, di un intervento diretto della Regione Umbria per un supporto attraverso “operai e mezzi per affrontare la situazione emergenziale” non c’è stato alcun riscontro.

“Dopo cinque giorni a Gubbio non si è visto nessuno” è quanto ci hanno detto direttamente gli abitanti delle frazioni di Santa Maria di Burano e San Bartolomeo dopo l’alluvione che ha colpito il confine tra l’Umbria e le Marche. Abbiamo visto e documentato personalmente nella giornata di ieri intere famiglie continuare a spalare fango e detriti in totale solitudine per liberare case e aziende, con il solo supporto dei volontari della Protezione Civile comunale e dei Vigili del Fuoco. Fossi e torrenti sono ostruiti da montagne di tronchi e sassi, ci sono aree ancora oggi inaccessibili su cui è stato impossibile appurare eventuali situazioni di rischio idrogeologico che con prossime precipitazioni, anche modeste, potrebbero causare ulteriori danni. Pezzi di strade e ponti distrutti per le frane, attività che oltre al valore economico rappresentano la vita e il punto di riferimento di una comunità. Cantine, rimesse, dispense totalmente da ricostruire.

 

E’ semplicemente intollerabile che la Regione non si sia mossa di fronte al dramma di cittadini che hanno visto le loro abitazioni invase da acqua, fango e detriti. Questo mentre vengono sistematicamente pubblicate immagini di interventi della Protezione Civile Regionale nei comuni delle Marche. Mi è stato davvero difficile credere finché non ho visto con i miei occhi. Ho dovuto appurare attraverso i documenti protocollati come il 19 settembre la richiesta sia stata nuovamente reiterata dal Comune, rappresentando la situazione in maniera dettagliata con “problematiche di stabilità su ponti e muri”, “frane diffuse lungo le strade comunali”, “presenza di grandi quantità di tronchi”, “problematiche di recupero materiali e pulizia di locali privati”.

 

In questa situazione di emergenza l’AFOR continua ad effettuare interventi solo ed esclusivamente laddove questi siano già coperti da provvidenze dei bilanci comunali, con un’ingessatura insostenibile in questo momento di emergenza. Pretendiamo di sapere che cosa è successo in queste ore e sin dal prossimo consiglio regionale chiederemo conto delle azioni verso il governo nazionale da parte della Presidente Tesei, che in questo clima di superficialità rischiano di mettere a repentaglio le risorse necessarie a salvare le famiglie umbre e le loro aziende.