Si è tenuta mercoledì 30 marzo una partecipata assemblea del personale in cui Cgil FP e Cisl FP hanno ricostruito tutto il percorso sulla Ria (retribuzione individuale anzianità) iniziato nel 2018 e che si è concluso recentemente con l’emissione di una sentenza di condanna per il Comune di Terni da parte del Tribunale.
“Quella della Ria è stata una battaglia lunga e complicata – scrivono in una nota Desirè Marchetti della Fp Cgil Terni e Luca Talevi, per la Fp Cisl – e a nulla sono valsi i nostri tentativi di far comprendere al dirigente al Personale del Comune di Terni che le ricostituzioni del fondo del salario accessorio, a suo tempo proposte dall’;amministrazione, erano sbagliate e sottraevano notevoli risorse destinate alla produttività dei dipendenti dell’ente”.
“Il dirigente che conduceva la trattativa – ricordano Marchetti e Talevi – ci disse che “lui voleva dormire sonni tranquilli” e togliere quelle risorse ai dipendenti era evidentemente quanto di meglio ci fosse per conciliare il suo sonno. Ci domandiamo se ancora oggi dorma sonni tranquilli, visto che ora la somma da recuperare risulta essere ancora più cospicua e stimata in circa 2 milioni di euro, che dovranno essere reintegrati nei prossimi dieci anni all’interno del Fondo del salario accessorio”.
All’assemblea erano presenti anche i legali Anna Befani e Alessandro Borscia che hanno seguito tutto l’iter processuale: “Una sentenza non facile né scontata – dichiarano i legali – che permetterà finalmente una corretta costituzione e ricostruzione dei fondi del salario accessorio, i cui criteri sono stabiliti dal Ccnl”. L’assemblea ha dato mandato ai sindacati di richiedere subito un incontro con la parte pubblica per capire come l’amministrazione comunale intenda ottemperare a quanto stabilito dal dispositivo emesso dalla giudice Luciana Nicoli del Tribunale di Terni. “Vogliamo augurarci che questa sentenza possa essere anche utile a far cambiare l’attuale stato delle relazioni sindacali – concludono Marchetti e Talevi – in quanto tutte le ultime vertenze aperte testimoniano un forte clima di conflittualità, che non giova a nessuno e tantomeno a chi dovrebbe garantire l’erogazione di servizi di qualità ai propri cittadini”.