Tra le specificità che caratterizzano i quartieri San Giovanni, Cospea e Vilaggio Italia c’è un’alta densità di popolazione e anche un alto numero di soggetti residenti presso le cosiddette case popolari.

Queste ultime sono abitate da numerosi nuclei familiari di tutte le tipologie: si va dalle famiglie numerose con figli alle persone sole, single, vedovi/e (soggetti che nella maggior parte dei casi sono mono reddito oppure come fonte di sostentamento hanno il reddito di cittadinanza).

Al fine di mantenere e migliorare il tenore di vita dei cittadini ternani residenti in queste tipologie di alloggi, siamo a sottolineare alcune criticità che a nostro parere vanno affrontate al più presto.

E’ notizia recente, infatti, quella dell’imminente ristrutturazione, e della conseguente assegnazione, di circa 70 locali su 200 da parte dell’ATER (l’ente comunale deputato alla gestione dei locali popolari), e nonostante la notizia possa essere accolta con favore ci preme evidenziare che con altrettanta celerità andrebbe prodotto il nuovo bando di assegnazione delle unità abitative, onde evitare che le persone in fondo alla precedente ormai datata graduatoria (e quindi meno bisognose) possano prendere il posto di chi invece, oggi come oggi, si trova in una situazione di massima necessità.

Riteniamo, inoltre, che debba essere oggetto di imminente revisione la legge regionale n° 23 del 28/11/2003 ratificata nel regolamento regionale n° 7 del 27/05/2019: tale norma, infatti, prevede il modello ISEE come riferimento per il calcolo del canone di assegnazione degli alloggi e questo porterebbe sì ad un beneficio per 3000 famiglie su 8000 (a livello regionale) ma porterebbe anche ad un consistente aggravio per le restanti 5000, con prezzi anche triplicati per i nuclei familiari costituiti da una sola persona che si troverebbero quindi da pagare un costo quasi insostenibile.

Al danno si aggiungerebbe anche la beffa, considerato che all’aumento dei costi dei locali fa da contraltare una situazione delle strade di pertinenza dell’ente che richiederebbe ormai da tempo numerosi interventi in molte realtà.

Una soluzione potrebbe essere quindi quella di calcolare i canoni in base alla dichiarazione dei redditi, magari prevedendo sgravi per i nuclei familiari più numerosi, al fine di scongiurare aumenti che metterebbero in seria difficoltà numerosi nostri concittadini, facendo ricadere i costi di tale operazione sulle spalle delle persone sole che dimorano nei locali popolari.