Sono circa 7.200 le lavoratrici e i lavoratori in somministrazione in Umbria (in provincia di Perugia 5.986 di cui 3927 uomini e 2059 donne; 1179 nella Provincia di Terni di cui 739 uomini e 440 donne con una età variabile tra i 18 e 65 anni ma con una incidenza maggiore tra i 40/49 anni). Questi i numeri dei lavoratori interessati al rinnovo del Ccnl per la somministrazione, scaduto da due anni escludendo i lavoratori da qualsiasi adeguamento innovativo. Di questo si è parlato nella conferenza stampa di questa mattina, svoltasi nella sede della Uil dell’Umbria, durante la quale sono intervenuti Vanda Scarpelli, segretaria generale Nidil Cgil Perugia, Luca Minestrini segretario regionale Felsa Cisl Umbria e Roberta Giovannini, segretaria generale Uiltemp Umbria annunciando la mobilitazione del settore indetta lo scorso 14 febbraio, dopo la rottura del tavolo da parte delle associazioni datoriali. Più di 20 le assemblee già svolte e altre in programma per informare i lavoratori in merito alla piattaforma presentata.
I lavoratori in somministrazione sono presenti in tutti i settori lavorativi, sia pubblici che privati, utilizzati nelle aziende ospedaliere in momenti di difficoltà, come durante la pandemia, poi licenziati senza la possibilità di accedere ai concorsi per le stabilizzazioni non essendo stati assunti direttamente dalle aziende. Lavoratori con un contratto flessibile e precario, di cui fanno le spese prevalentemente le donne, costrette spesso a scegliere tra famiglia e lavoro. “Il rinnovo del contratto nazionale è al momento in discussione – dicono i rappresentanti dei lavoratori – e vogliamo attenzionarlo, con le nostre proposte, per garantire visibilità a questi lavoratori precari”. “I lavoratori interinali – hanno aggiunto – non sono figli di un Dio minore ma hanno gli stessi diritti dei lavoratori diretti. E’ necessaria l’applicazione della parità di trattamento, come per esempio nel riconoscimento del premio produzione”. Questione non meno importante è quella della formazione “che deve cambiare passo all’insegna della qualità. Serve inoltre aumentare il valore economico delle singole prestazioni erogate dall’ente bilaterale, allargare la platea e ridurre i requisiti previsti per le richieste”.
I sindacati hanno evidenziato poi le difficoltà che ci sono in Umbria nel rappresentare i lavoratori in somministrazione, soprattutto nelle piccole realtà ma anche nelle multinazionali.