L’imprenditore spoletino Carlo Petrini è stato confermato alla presidenza di Federmoda Umbria Confcommercio. Ad eleggerlo il consiglio, a sua volta designato dall’assemblea dei soci, e composto da: Massimiliano Baccari (vice presidente), Emanuele Baldini, Cristian Braganti, Gianmarco Buono, Claudia Carducci, Marco Cenci, Rossana Nardelli, Angelo Santarelli, Giancarlo Toccaceli.
Per la nuova dirigenza tante le sfide da affrontare: il settore è alle prese ormai da decenni con l’evoluzione e riduzione dei consumi, con la trasformazione digitale, con la concorrenza dei grandi player dell’e-commerce. Fenomeni dal forte impatto che le piccole imprese fanno fatica ad affrontare. Ma quello che rende difficile andare avanti è soprattutto il peso insopportabile di burocrazia, costi fissi e balzelli che Carlo Petrini non esita a definire assurdi.
“In queste ultime settimane – sottolinea il presidente Federmoda Umbria – l’attenzione a livello nazionale si è concentrata sui limiti all’obbligo dell’accettazione del POS e sul tetto del contante, temi importantissimi per gli imprenditori del commercio, ma anche suscettibili di fraintendimenti e semplificazioni che danno un’idea sbagliata della categoria. A proposito del POS, ad esempio, per noi molto più importante del tetto all’uso sono il credito d’importa e l’importo delle commissioni.
Per queste andrebbe stabilito un tetto massimo a quanto richiesto dalle banche, soprattutto a tutela delle attività più piccole, che non hanno potere contrattuale. Nel nostro settore ormai l’80% degli incassi si fa con le carte di credito e il bancomat, quindi le commissioni incidono moltissimo, e non è giusto che a sopportarne l’onere sia solo chi vende. Qualunque pagamento con moneta elettronica – per esempio un bollettino presso i Tabacchi o le Poste – o ritirare contante dall’Atm di una banca diversa dalla propria implica costi variabili ma rilevanti per
l’utente. I commercianti sono gli unici che subiscono unilateralmente questo costo. Come Federmoda abbiamo in programma di fare una analisi dei diversi addebiti relativi all’uso di carta o bancomat per dimostrare una disparità iniqua che giustifica pienamente le nostre richieste.
Confcommercio e Federmoda mettono a disposizione degli associati convenzioni molto
vantaggiose, ma non basta. Bisogna inoltre liberare le nostre attività – continua Petrini – da balzelli anacronistici i cui costi fissi sono una zavorra per i nostri bilanci. Parlo ad esempio della cosiddetta “tassa sull’ombra” – ovvero la tassa per l’occupazione del suolo pubblico determinata dalla superficie dell’ombra
prodotta dalle tende da sole – e della tassa sulla pubblicità, effettuata con i cartelli informativi o decorativi posti in vetrina che eccedano determinate misure. Per un’attività commerciale la vetrina è il primo e più importante strumento di comunicazione ed è incomprensibile limitarne l’uso, considerato che già paghiamo la tassa sulle insegne. Le imprese del settore moda – data la loro diffusione – rappresentano un presidio fondamentale delle nostre città e mantengono altissimo il livello di relazione con la clientela, che è un loro plus. Per questo chiediamo di essere messi nelle condizioni di poter svolgere il nostro lavoro senza balzelli anacronistici e ingiusti, che si aggiungono già ad anni difficilissimi”.