Le stime pessimistiche dei mesi scorsi smentite da una realtà ancora più pesante: l’arrivo delle bollette in questi giorni sta mettendo in ginocchio le imprese umbre.

“Se nella bolletta di luglio un ristorante si vede balzare il costo dell’energia dagli 8 mila euro dello scorso anno ai 18 mila euro di oggi, si capisce bene che non ce la può fare. Nello stesso giorno, arriva anche la comunicazione della banca che annuncia l’aumento unilaterale dei costi delle commissioni sui pagamenti elettronici dallo 0,9% al 2,75%.

Tutto questo mentre gli incassi calano di almeno il 20%, perché le famiglie spendono di meno, e i costi raddoppiano. In queste condizioni, è impossibile lavorare”.

Romano Cardinali, presidente di Fipe Umbria Confcommercio, sintetizza così lo stato d’animo di tanti imprenditori che in questi giorni si trovano a fronteggiare una situazione non più gestibile a causa dell’aumento di tutti i costi e delle utenze, soprattutto sul fronte energetico.

“Nei due anni della pandemia abbiamo difeso con le unghie e con i denti le nostre imprese. Chi è riuscito a superare le enormi difficoltà che ci sono state, a costo di grandi sacrifici, si trova oggi di fronte a sfide altrettanto impattanti.

Il caro energia sta diventando una emergenza prioritaria, con ripercussioni dirette pesantissime sulle imprese e sull’inflazione.

Le nostre imprese sono nuovamente a rischio chiusura, con tutto ciò che ne consegue: storie d’impresa cancellate, perdita di saperi e soprattutto di tanta forza lavoro che è una risorsa preziosa, un mix che ha definito nel tempo anche il carattere dell’accoglienza turistica nella nostra regione.

La politica, impegnata nella campagna elettorale, e le istituzioni devono farsi carico di questa emergenza”.

Dell’appello, con la richiesta tra l’altro di un rafforzamento dei crediti d’imposta per le imprese e la riduzione degli oneri generali di sistema, si è fatto portavoce il presidente di Confcommercio Umbria Giorgio Mencaroni presso la Confederazione nazionale, che dedica a questa emergenza una vasta area della sua piattaforma programmatica di confronto con le forze politiche in vista delle elezioni del prossimo 25 settembre: “Le ragioni delle imprese, la responsabilità della politica. Le proposte del terziario per la prossima legislatura”.

E intanto è arrivata anche la rilevazione trimestrale dell’Osservatorio Confcommercio Energia realizzata in collaborazione con Nomisma Energia, secondo la quale nel 2022 le imprese del terziario spenderanno in energia 24 miliardi di euro, più del doppio rispetto all’anno precedente, in cui la bolletta fu di “soli” 11 miliardi.

Il confronto possibile già da oggi indica che tra luglio 2021 e luglio 2022 gli aumenti della spesa annuale sono arrivati a toccare punte del 122% per l’elettricità e del 154% per il gas e, nel dettaglio, gli alberghi hanno speso in media 55mila euro in più per l’energia elettrica, seguiti dai negozi di generi alimentari (+18mila), dai ristoranti (+8mila), dai bar e dai negozi non alimentari (+4mila per entrambi.)

Stessa musica per il gas, con settore alberghiero a +15mila euro e ristoranti a +6mila, mentre per bar e negozi il rincaro annuale si situa tra il 120% e il 130%.