
Tragedia a Perugia dove, nel carcere di Capanne, un detenuto straniero ha perso la vita dopo avere dato fuoco a tutto quel che aveva in cella. A diffondere la notizia è il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, per voce del segretario dell’Umbria Fabrizio Bonino. “L’uomo era stato spostato da Reparto penale a quello circondariale ed è lì che ha inscenato la folle e drammatica protesta che gli è costata la vita”, evidenzia il sindacalista, il quale segnala che “il pur tempestivo intervento degli Agenti non ha potuto impedire il tragico evento”. La salma è ora a disposizione dell’Autorità giudiziaria in Ospedale, “dove l’uomo era stato portato dalla Polizia Penitenziaria nell’estremo tentativo di salvargli la vita
Bonino segnala che il tragico evento è stato commesso nella Terza Sezione del carcere, da tempo al centro delle critiche sindacali per la sua fatiscenza, tanto che nel corso di una recente visita ispettiva del SAPPE i vertici nazionali e regionali del Sindacato avevano chiesto al DAP di “valutare attentamente la possibilità di un cambio ai vertici dell’Istituto, in quanto solo attraverso una gestione più attenta e responsabile si potranno garantire condizioni di lavoro dignitose al personale e un’effettiva sicurezza all’interno della struttura”.
segretario generale Donato Capece aveva espresso “profonda delusione per le condizioni in cui sono costretti a operare: In diversi settori dell’Istituto, e in particolare presso la “Terza Sezione”, abbiamo riscontrato importanti infiltrazioni di acqua piovana sui soffitti. Le mura di molte Sezioni risultano sporche e in alcune zone sono ancora presenti residui di escrementi umani, lanciati dai detenuti nel tentativo di colpire il personale. Ristretti che, per altro, si trovano ancora all’interno della struttura, senza che siano stati presi provvedimenti per il loro trasferimento. Ulteriore criticità riguarda i cancelli automatici, che risultano non funzionanti da diverso tempo. Questo non solo complica il regolare svolgimento delle attività quotidiane, ma rappresenta anche un potenziale rischio per la sicurezza dell’intera struttura, considerando la necessità di una tempestiva gestione degli accessi e della c.d. movimentazione interna”.
Proprio per trovare una soluzione strutturale a questi problemi, considerata l’inefficacia delle numerose lettere inviate alla Direzione e al Provveditorato Regionale, nella giornata di ieri si era tenuto un incontro con il Direttore Generale Beni e Servizi dell’Amministrazione Penitenziaria, Dott. Antonio Bianco, durante il quale sono state illustrate dettagliatamente le gravi criticità strutturali del reparto circondariale del carcere di Perugia Capanne. Criticità, conclude il SAPPE, che debbono trovare urgente soluzione dopo la tragedia di questa mattina.
Morte detenuto: presidente proietti e Giunta regionale esprimono dolore, si valuta con il Comune di Perugia l’istituzione di un tavolo sull’emergenza penitenziaria
Di fronte alla tragedia che si è consumata nel carcere di Capanne la presidente della Regione Stefania Proietti insieme alla Giunta esprime grande dolore per la morte del detenuto dopo un incendio all’interno della propria cella.
Tale evento drammatico è avvenuto in seguito a momenti di tensione che di frequente si verificano negli istituti penitenziari della regione gravati da persistenti problemi come il super affollamento e la mancanza di personale nelle 4 case circondariali.
La presidente della Regione, appena insediata, ha preso a cuore la questione carceraria, andando a visitare la struttura di Terni, e mettendo in calendario le visite alle altre carceri, in stretto contatto con il Garante dei detenuti avvocato Giuseppe Caforio. Ma la presidente della Regione ha fatto anche altri passi concreti, si è rivolta il 10 gennaio scorso ai massimi livelli governativi come il presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, a cui ha sottoposto anche il tema dell’emergenza sanitaria nelle carceri proponendo l’istituzione di un fondo nazionale per la sanità carceraria. Tale fondo permetterebbe una redistribuzione più equa dei costi tra le diverse regioni anche in base alla popolazione ristretta nelle carceri ma soprattutto la reale possibilità di erogare tutte le cure e i servizi necessari, anche dal punto di vista sociale, al miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti e quindi anche dei lavoratori che se ne prendono cura.
Proprio pochi giorni fa la presidente Proietti ha inviato una lettera al ministro della Giustizia Carlo Nordio, e mandata per presa d’atto anche al procuratore generale della Corte di Appello di Perugia Sergio Sottani, anch’egli assolutamente preoccupato per la situazione.
Nella lettera la presidente Proietti ha denunciato “la gravissima situazione in cui versano, in queste ore, le carceri umbre a causa dello spropositato sovrappopolamento che mai come in questo momento, ha superato ogni limite di capacità di gestione e organizzativa.
Mi viene rappresentato, anche dal Garante Regionale, che il carcere di Terni, già di per sé come noto complesso, avendo una sezione del 41 bis e anche ben quattro sezioni di alta sicurezza, ha raggiunto la presenza di circa 600 detenuti a fronte di una disponibilità di 422. Anche il carcere di Perugia ha una popolazione superiore di circa il 40% rispetto alle previsioni massime previste. Per non parlare del super carcere di Spoleto che è in una fase di gravissima criticità con episodi di violenza fra detenuti stessi e fra detenuti e rappresentanti della polizia penitenziaria che si susseguono quasi quotidianamente.
Peraltro l’Umbria con le sue quattro carceri, perché vi è anche Orvieto che non è certo in situazioni migliori, ha circa i due terzi dei detenuti che provengono da altre regioni per reati commessi altrove”.
“Questo di per sé non sarebbe rilevante – ha scritto ancora la Presidente – se questa attività ricettiva non si caratterizzasse sotto il profilo quantitativo, per avere un numero di detenuti molto superiore alla capacità ricettiva e sotto il profilo qualitativo, molti detenuti che giungono d’altrove e in particolare dalla Toscana, hanno gravi problemi di natura psichiatrica e quindi di difficilissima gestione. A ciò ovviamente si aggiunge la cronica carenza di addetti della polizia penitenziaria che aggrava il contesto.
Vi è il forte timore che permanendo questa situazione si possano verificare episodi di particolare gravità che possono investire sia i detenuti stessi che il personale militare e civile addetto alla gestione delle carceri, con fatti violenti che possono ben andare oltre a ciò che già quotidianamente accade”.
Nell’ambito dell’incontro la presidente della Regione aveva rappresentato al Presidente del Consiglio anche la gravità dei tanti casi psichiatrici all’interno delle nostre carceri (la maggior parte dei quali provenienti da altre regioni) che determinano necessità di ulteriori spese sanitarie che gravano esclusivamente sul sistema sanitario regionale umbro.
“Nella mia funzione di rappresentante della Regione Umbria – ha concluso la lettera la presidente – chiedo un deciso e immediato intervento volto a ridurre l’attuale stato di sovraffollamento dei detenuti e al contempo un deciso rafforzamento del personale, a cominciare dalla polizia penitenziaria. Le chiedo altresì con ogni urgenza di formalizzare il Provveditorato Umbria in luogo del precedente Provveditorato Umbria-Toscana, situazione all’origine di molte criticità e dell’attuale sovraffollamento”.
In accordo con la sindaca di Perugia Vittoria Ferdinandi la Presidente della Regione sta valutando l’istituzione di un tavolo sull’emergenza penitenziaria a Capanne e in tutte le carceri umbre.
Carceri, PD: detenuto morto a Perugia, governo affronti emergenza
“Quanti detenuti devono ancora perdere la vita all’interno delle carceri italiane prima di affrontare l’emergenza? L’ultimo caso oggi a Perugia, alla Casa Circondariale ‘Capanne’. Un uomo rimasto vittima del fuoco che avrebbe appiccato nella sua cella in segno di protesta. Mentre nei giorni scorsi avevamo già denunciato la situazione drammatica di un altro carcere umbro, quello di Terni, che ha raggiunto i 600 detenuti a fronte di 422 posti. Senza contare la mancanza di agenti di polizia, di personale medico e sanitario. Il sistema penitenziario è al collasso, le strutture fatiscenti e le condizioni di vita insostenibili considerato il tasso di sovraffollamento. Il governo non può essere pronto solo a creare nuovi reati e inasprire le pene. Deve dare risposte concrete, agire con le assunzioni del personale che serve, intervenire con norme per la sanità penitenziaria, pensare a misure alternative alla detenzione. Per questo come opposizioni abbiamo chiesto una convocazione del Parlamento per richiamare l’esecutivo a un impegno urgente”, così i parlamentari dem Anna Ascani e Walter Verini.