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E’ netto il no al possibile processo di privatizzazione di Poste Italiane e questa volta la Slp Cisl, la Slc Cgil e UilPoste, Confsal comunicazioni, Failp Cisal e Fnc Ugl Comunicazioni Umbria sono scese in piazza per dare visibilità a una questione che riguarda sì i lavoratori ma anche e soprattutto i cittadini. Questa mattina, 18 maggio 2024, piazza Italia a Perugia è stata raggiunta dalle bandiere dei sindacati e dai lavoratori per dire “no alla privatizzazione di Poste Italiane e alla divisione fra mercato privati e recapiti, per continuare ad assicurare un presidio sociale in molte frazioni, per evitare una situazione di precariato”.

In Umbria gli uffici postali, esclusi i 16 centri che si occupano di recapito e logistica, sono 258 (191 in provincia di Perugia e 67 in provincia di Terni). I lavoratori di Poste Italiane in Umbria ammontano a circa 1600, ma erano circa 2400 solo dieci anni fa.

I sindacati, nel corso della manifestazione umbra, hanno ricordato come questo processo di possibile privatizzazione si andrebbe ad aggiungere a una situazione che vede già azionisti privati in Poste Italiane al 30 per cento: “Dobbiamo ragionare anche in termini di territorio – hanno detto i segretari dei lavoratori delle Poste -. Con la privatizzazione, in Umbria si potrebbe verificare una situazione analoga a quella delle banche e quindi portare ad una sorta di desertificazione degli istituti”. I segretari delle sei sigle sindacali hanno espresso rammarico per l’assenza al presidio dei rappresentanti delle Istituzioni ed, in particolare, di Anci, perché i Comuni sono le prime vittime di questo processo di indebolimento del territorio.

Slp Cisl, Slc Cgil e UilPoste, Confsal comunicazioni, Failp Cisal e Fnc Ugl Comunicazioni Umbria

Privatizzazione Poste Italia, il segretario Pd Bori in piazza con i lavoratori: “No allo scempio”

“Stop alla svendita di una delle aziende più importanti del Paese, che assicura un presidio sociale per i territori più marginali, e che svolge anche un ruolo fondamentale anche in relazione alla tutela di dati personali”. Così il segretario del Partito democratico dell’Umbria, Tommaso Bori, che questa mattina ha partecipato al presidio dei sindacati in piazza Italia, organizzato per dire no “allo scempio della messa in vendita di Poste”.
“Poste Italiane – spiega Bori – è un asset importante, che produce un utile per lo Stato e la sua alienazione potrebbe essere dunque un danno al patrimonio pubblico. Il ruolo di Poste, anche in Umbria, è fondamentale e lo dicono i numeri. Gli uffici postali nella nostra regione sono 258 (191 in provincia di Perugia e 67 in quella di Terni) per un totale di 1600 lavoratori. Un patrimonio inestimabile per il quale, di fronte ad una privatizzazione, non c’è nessuna garanzia. Non è dunque il caso di intraprendere alcuna operazione avventurosa, di natura prettamente finanziaria come la privatizzazione, per fare cassa privandosi di utili importanti e necessari. Per dire no a tutto questo sono sceso in piazza con i lavoratori, ai quali esprimo vicinanza e disponibilità al sostegno delle future battaglie”.