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“Dopo i due suicidi di detenuti avvenuti in poche ore – a Latina e a Terni – che fanno salire a 18 il tragico numero dei suicidi dall’inizio dell’anno il viceministro della Giustizia Sisto annuncia l’idea geniale di costituire “un tavolo di lavoro”. Nella più grave emergenza carceraria italiana di tutti i tempi che ha fatto diventare il nostro sistema penitenziario di gran lunga il peggiore d’Europa servono gesti forti, come le dimissioni di chi ha responsabilità dirette al Ministero e di Amministrazione Penitenziaria e non certo tavoli”.

Lo sostiene Aldo Di Giacomo, segretario generale del S.P.P. per il quale “ai suicidi bisogna aggiungere tutti quei fattori – 1800 aggressioni di personale penitenziario in un anno, rivolte e violenze, risse tra clan e gruppi etnici, spaccio e diffusione di droga, numero spropositato di telefonini – che fanno rimpiangere persino le carceri ungheresi che hanno sicuramente numerose negatività sul piano dei diritti dei detenuti ma dove tutto ciò che accade nei nostri penitenziari non avviene. La nuova trovata del sottosegretario Sisto che si aggiunge a quelle del recente passato per lo “studio” del “fenomeno suicidi” – continua Di Giacomo – riprova che al Ministero si brancola nel buio al punto che un altro sottosegretario – Delmastro che ha la delega specifica per le carceri – preferisce parlare di “trattamento rieducativo” dei detenuti ignorando che oggi la priorità è quella di correre ai ripari per mettere fine alla “strage di Stato” ed assolvere alla prima funzione dello Stato di legalità che le deriva dall’avere in custodia vite umane. A questo punto non ci meraviglia che sta passando inosservata la missione di commissari dell’Unione Europea spediti da Bruxelles alla sede del Ministero della Giustizia e a Palazzo Chigi per aggiornare il report sullo “Stato di diritto” nel nostro Paese che ha proprio nel sistema penitenziario il suo “tallone di Achille”.

Dopo i ripetuti tentativi di aprire un confronto con Ministero e Governo sull’emergenza carcere non ci resta che sperare nel lavoro dei commissari dell’Ue che negli anni passati hanno contribuito ad avviare 82 procedure di infrazione contro l’Italia che ha già dovuto pagare tra il 2012 e il 2021 circa 800 milioni di euro. Di fronte all’incapacità di interventi da parte dell’Amministrazione Penitenziaria, di Governo e Parlamento le aspettative sono ormai riposte solo nell’attività ispettiva e politica degli organismi dell’Unione Europea che da tempo ha nel mirino il sistema carcerario italiano a Bruxelles paragonato a quello di Paesi sud-americani. Non ci resta che attendere e vigilare perché le risultanze del lavoro dei commissari siano rese pubbliche e perché a pagare l’emergenza carcere non siano più solo detenuti ed agenti”.