C’è anche un’azione in sede civile tra le iniziative adottate da Laura Santi che ha annunciato oggi di avere sporto denuncia nei confronti dell’Ausl Umbria 1 per “omissione di atti d’ufficio” ovvero per avere mancato omesso “in tutti questi mesi di fornire una risposta completa che consentisse di concludere la procedura prevista dalla sentenza n. 242/2019 per accedere all’ aiuto al suicidio assistito”.

La donna la scorsa settimana aveva pubblicamente dichiarato di attendere da oltre 400 giorni il completamento della procedura per l’accesso alla verifica delle proprie condizioni per accedere all’aiuto al “suicidio assistito”, da parte della Ausl umbra di riferimento.

“A seguito delle (incomplete) verifiche, faticosamente ottenute – è stato ricordato oggi – a distanza di oltre un anno dalla prima richiesta, Laura è ancora in attesa di ricevere una relazione completa da parte dell’azienda sanitaria, che includa l’individuazione della cosiddetta fase esecutiva (farmaco idoneo e modalità di assunzione) ed il parere del comitato etico territorialmente competente che di fatto nelle sue funzioni deve agire come indicato dalla Consulta senza la necessità di interventi normativi che ne modifichino le competenze come sostiene l’azienda sanitaria”. Laura Santi ha anche annunciato di aver intrapreso l’azione in sede civile con un ricorso d’urgenza in tribunale in cui si chiede un ordine del giudice nei confronti dell’azienda sanitaria deve adempiere al completamento della procedura di verifica anche delle modalità e il parere del comitato etico. Si tratta dello stesso procedimento avviato dal collegio legale dell’associazione Luca Coscioni nelle Marche per conto di Federico Carboni, il primo italiano ad aver avuto accesso al suicidio assistito in Italia, dopo due anni di battaglie legali.

“Non ho ancora deciso di lasciare la vita, ma ho il diritto di essere libera di farlo” ha detto oggi in conferenza stampa Laura. “Abbiamo sollecitato ripetutamente negli ultimi mesi l’azienda sanitaria a completare le verifiche previste dalla sentenza 242/2019, ovvero individuare il farmaco e le modalità di somministrazione – ha detto l’avvocato Filomena Gallo -. Sarà la Procura della Repubblica di Perugia a svolgere le dovute indagini per accertare, come denunciamo , gli ostruzionismi e le ripetute omissioni a svolgere un atto del proprio ufficio da parte dell’azienda sanitaria umbra”. Cappato ha evidenziato “la necessità e l’urgenza di intervenire anche a livello regionale, vista la latitanza persistente del Parlamento, per definire i tempi e le modalità con cui le persone malate hanno diritto di ricevere una risposta, ai sensi di una sentenza costituzionale che ha valore di legge e dunque deve essere applicata senza discriminazioni”.

“Per questo motivo – ha detto ancora – in molte regioni d’Italia stiamo promuovendo una legge regionale attraverso la campagna ‘liberi subito’. Attendere tempi indefiniti senza alcuna garanzia sulle procedure, per le persone che soffrono condizioni di patologia grave e irreversibile è profondamente lesivo del diritto alla salute e all’autodeterminazione”.