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TERNI, DETENUTO DA IN ESCANDESCENZA IN TRIBUNALE, CONTUSI POLIZIOTTI PENITENZIARI

Posted By Redazione Galileo On 19 gennaio 2023 @ 19:49 In Cronaca

Mattinata ad alta tensione nel Palazzo di Giustizia di Terni

Colpa e conseguenza della protesta sconsiderata e incomprensibile di un detenuto di nazionalità gambiana, ristretto per spaccio di sostanza stupefacente, protesta avvenuta nell’aula delle udienze penali posta al primo piano del tribunale di Terni”, spiega Fabrizio Bonino, segretario nazionale per l’Umbria del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, il primo e più rappresentativo della Categoria. Il ristretto è andato in escandescenza durante l’udienza, assumendo un tono ed un atteggiamento sempre più aggressivo, e a nulla sono servite le parole rassicuranti da parte del Giudice. Ha continuato ad inveire proprio contro il magistrato e le Forze di Polizia presenti, tanto che il giudice ne ha disposto l’allontanamento dall’aula. A fatica, a dire il vero, perché ha tentato in tutti i modi di non farsi accompagnare all’esterno. E neppure si è calmato quando il giudice lo ha successivamente raggiunto nella stanza dov’era per rasserenarlo. Si è reso necessario quindi accompagnarlo sul furgone per il rientro in carcere, ma egli continuava a scalpitare ed a inveire, tanto che due poliziotti sono rimasti contusi.  Solo grazie al tempestivo intervento di quest’ultimi, il detenuto veniva contenuto e riportato alla calma. A seguito di tale evento, le due unità di polizia penitenziaria  che erano addetti alla scorta hanno dovuto far ricorso alle cure dei sanitari”.

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, esprime solidarietà ai poliziotti contusi e denuncia: “Sono stati momenti di grande tensione e pericolo, gestiti però con grande coraggio e professionalità dai poliziotti penitenziari, che sono stati anche minacciati insultati e colpiti dal detenuto. L’evento è stato particolarmente critico perché posto in essere in una aula di tribunale ma è stato gestito al meglio dalla Polizia Penitenziaria, che paga pesantemente in termini di stress e operatività questi gravi e continui episodi critici. Ai colleghi contusi va la nostra vicinanza e solidarietà nonché un ringraziamento particolare per l’intervento che, incuranti di qualsiasi pericolo e nonostante le conseguenze riportate, ha permesso di bloccare il detenuto violento. La situazione nelle nostre carceri resta allarmante e la realtà è che i nostri poliziotti continuano ad essere aggrediti senza alcun motivo o ragione. Ma è evidente a tutti che è necessario intervenire con urgenza per fronteggiare le costanti criticità penitenziarie”.

Il SAPPE denuncia “una volta di più le quotidiane difficoltà operative con cui si confrontano giornalmente le unità di Polizia Penitenziaria in servizio nei Nuclei Traduzioni e Piantonamenti: agenti che sono sotto organico, non retribuiti degnamente, con poca formazione e aggiornamento professionale, impiegati in servizi quotidiani ben oltre le 9 ore di servizio, con mezzi di trasporto dei detenuti spessissimo inidonei a circolare per le strade del Paese, fermi nelle officine perché non ci sono soldi per ripararli o con centinaia di migliaia di chilometri già percorsi”.

Per il SAPPW, “servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto. La via più netta e radicale per eliminare tutti questi disagi sarebbe quella di un ripensamento complessivo della funzione della pena e, al suo interno, del ruolo del carcere: certo non indulti o amnistie. Espellere gli stranieri detenuti in Italia, per fare scontare loro la pena nelle carceri dei Paesi di origine, potrebbe già essere una soluzione, come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. La Polizia Penitenziaria è veramente stanca di subire quotidianamente gratuite violenze per l’incapacità di una Amministrazione che non riesce ad intercedere ai livelli politici competenti, anch’essi sicuramente non esenti da gravi responsabilità”.


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