Sono giornate di vero incubo per il Reparto di Polizia Penitenziaria del carcere Capanne di Perugia, dove solamente la professionalità dei poliziotti penitenziari ha contenuto la violenta irruenza di un detenuto straniero.

“Nel carcere di Capanne a Perugia è successo davvero di tutto nelle ultime giornate”, denuncia il Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, per voce del segretario nazionale per l’Umbria Fabrizio Bonino.“Questa mattina, un detenuto trentottenne di origini tunisine al momento in attesa di giudizio per concorso in rapina e lesioni, all’atto della terapia subsonica che viene fatta nell’infermeria alla presenza del poliziotto e dell’infermiere addetto, dopo averla messa in bocca voleva andarsene, ma il collega e l’infermiera gli hanno detto di far vedere se l’aveva ingoiata tutta. Il ristretto si è girato di scatto dando un pugno al poliziotto, colpendolo sullo zigomo. Immediatamente è intervenuto l’altro Agente di sezione ed insieme hanno provveduto a mettere in sicurezza il detenuto nella propria cella. Così non si può più andare avanti… Non siamo carne da macello e non possiamo pagare l’indifferenza dell’Amministrazione penitenziaria verso i gravi problemi del carcere Capanne di Perugia”.

Impietoso il giudizio di Donato Capece, segretario generale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE: “così non si può andare più avanti: è uno stillicidio continuo e quotidiano. Ogni giorno nel carcere di Perugia succede qualcosa di grave: le carceri italiane sono un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria. Solamente l’intervento del personale di Polizia Penitenziaria è riuscito a riportare la calma a Capanne. Ovviamente tutto ciò si è potuto verificare grazie allo scellerato regime “aperto” e solamente la prontezza e professionalità del personale intervenuto ha evitato un epilogo ben più drammatico”. Capece sottolinea anche il fallimento delle espulsioni di detenuti stranieri in Italia: sono state solamente 456 nel 2021.

“Da tempo il SAPPE denuncia la correlazione tra aumento degli eventi critici nelle carceri e presenza di detenuti stranieri, come è alcuni dei protagonisti del grave evento critico accaduto a Perugia. E’ sintomatico che negli ultimi vent’anni ci sia stata un’impennata dei detenuti stranieri nelle carceri italiane, che da una percentuale media del 15% negli anni ’90 sono passati oggi ad essere quasi 17.000 rispetto alle circa 55mila presenze. Fare scontare agli immigrati condannati da un tribunale italiano con una sentenza irrevocabile la pena nelle carceri dei Paesi d’origine, come da tempo denuncia il SAPPE, può anche essere un forte deterrente nei confronti degli stranieri che delinquono in Italia. Il dato oggettivo è però un altro: le espulsioni di detenuti stranieri dall’Italia sono state fino ad oggi assai contenute, oserei dire impercettibili. Nel 2021 i detenuti stranieri espulsi a titolo di sanzione alternativa alla detenzione sono stati solamente 456 (165 albanesi, 48 marocchini, 45 tunisini e 198 di altri Paesi). Questo, oltre a decretare il fallimento degli Accordi bilaterali tra l’Italia ed i Paesi con la più alta presenza di connazionali tra i detenuti ristretti in Italia (Marocco, Romania, Nigeria, Albania, Tunisia), sembra dimostrare che questi Paesi non vogliono il rientro in patria di migliaia e migliaia di loro connazionali con gravi precedenti penali e con pene che potrebbero essere scontate in carceri del Paese di provenienza”.