Si è tenuto ieri il secondo incontro sollecitato dal prefetto di Terni, al fine di risolvere lo stato di agitazione indetto dalla Fp Cgil sulle problematiche del pronto soccorso e sulle liste d’attesa per le attività chirurgiche di media e bassa complessità.

“Qualche giorno indietro avevamo già avuto un primo confronto con la direzione dell’Azienda ospedaliera, nel quale abbiamo concordato alcuni miglioramenti dell’organizzazione del lavoro del Pronto Soccorso – spiega Giorgio Lucci, segretario generale della Fp Cgil di Terni – Nell’incontro di ieri, invece, erano presenti tutte e due le direzioni aziendali (ospedale e Usl) al completo, un fatto che abbiamo accolto con soddisfazione, significativo della volontà di aprire un confronto costruttivo e completo. Abbiamo anche percepito un clima di ascolto e di collaborazione”.

Sugli esiti dell’incontro è in corso di preparazione un verbale che conterrà sia le richieste avanzate dal sindacato, e già anticipate in presenza del prefetto, sia le soluzioni e gli impegni presi dalle direzioni.

“È del tutto evidente che molte delle cose concordate hanno bisogno di tempi congrui per sviluppare gli effetti attesi – osserva Lucci – per questo nella comunicazione che faremo al prefetto non scioglieremo del tutto la riserva e lo stato di agitazione non sarà ritirato”.

Ancora una volta, il dato che emerge con forza, secondo la Fp Cgil, è la mancanza di personale sia medico che del comparto, nonostante alcune assunzioni effettuate dalle due aziende, ma non sono ancora sufficienti a garantire uno standard assistenziale ottimale .

“Ieri per la prima volta – rimarca ancora Lucci – abbiamo sentito le direzioni che concordano sulla mancanza di personale, non era mai successo prima. Per troppo tempo non si è affrontato il tema degli organici, un tema che colpevolmente non è stato inserito nell’agenda delle amministrazioni regionali. Al contempo risulta evidente come tutte le strutture dell’area sud siano ormai obsolete”.

“È chiaro – conclude il segretario Fp Cgil – che l’impegno delle direzioni aziendali, che misureremo nei fatti, non basta a garantire un servizio di qualità, c’è bisogno di un forte intervento della Regione, a partire dal Piano sanitario regionale sul quale è in corso una raccolta di firme da parte delle organizzazioni confederali di Cgil, Cisl e Uil, proprio per riempirlo di contenuti e progetti”.