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SCOPERTA ASSOCIAZIONE A DELINQUERE PER TRAFFICO DI RIFIUTI IN OPERAZIONE NOE

Posted By Redazione Galileo On 8 marzo 2022 @ 13:26 In Cronaca

Nell’ambito di un’indagine coordinata dalla direzione distrettuale antimafia della procura della Repubblica di Bologna, i carabinieri del nucleo operativo ecologico di Perugia hanno notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari emesso nei confronti di 30 persone e 14 società ritenute responsabili a vario titolo di aver costituito un’associazione a delinquere finalizzata ad attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti, principalmente attraverso false dichiarazioni, certificazioni e fatturazioni.

Il provvedimento scaturisce da un filone di un’indagine intrapresa, a partire dal 2017, nei confronti di una società con sede a Gualdo Tadino (Perugia) e relativa ad un traffico illecito di Raee (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), derivanti in particolare da pannelli solari; l’indagine aveva già portato all’emissione di sette provvedimenti di custodia cautelare nel 2020, dopodiché erano stati avviati gli accertamenti per i reati commessi in Emilia Romagna.

Le investigazioni eseguite dai carabinieri (nell’ambito dell’operazione denominata “Black sun”) sono risultate determinanti – spiega una nota dell’Arma – per accertare l’esistenza di un’associazione per delinquere finalizzata all’attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti, anche transnazionale, all’auto-riciclaggio, alla falsificazione materiale e ideologica di documentazione. I sodalizi sono risultati operativi dal Nord al Sud del territorio nazionale, isole comprese, avendo però come organizzatori, promotori e attori principali anche figure presenti nella provincia di Parma.

Gli indagati ritiravano partite di pannelli fotovoltaici dismessi, dichiarati come rifiuti per il solo tempo necessario a coprire il tragitto tra il luogo in cui venivano prelevati e l’impianto di trattamento; una volta ricevuti i manufatti dagli stabilimenti, le aziende producevano delle dichiarazioni false che attestavano la loro distruzione ed il contestuale recupero di materia (metalli vari, silicio, vetro, plastiche nobili e altre materie riutilizzabili), consegnando tale documentazione ai produttori originari del rifiuto che, del tutto ignari di ciò che accadeva una volta dismessi i vecchi pannelli, potevano “chiudere il cerchio” riscuotendo il relativo incentivo dal Gse, il Gestore dei servizi energetici.

Per contro, l’escamotage scoperto dai militari del Noe prevedeva la redazione, da parte di altri associati, di false certificazioni attestanti che i pannelli, nel frattempo muniti di etichette false appositamente create, fossero apparecchiature elettriche ed elettroniche tecnologicamente sorpassate ma regolarmente funzionanti, per aggirare il rigido sistema di controllo.

Questo sistema assicurava agli appartenenti all’organizzazione un triplice guadagno, costituito da: le cospicue somme per il ritiro dei rifiuti dai produttori, la successiva elusione dei costi che avrebbero dovuto normalmente sostenere per il loro trattamento, la rivendita finale dei pannelli fotovoltaici come apparecchiature elettriche usate ai Paesi in via di sviluppo.

Alcuni degli indagati sono infine accusati di aver impiegato, nelle rispettive attività imprenditoriali, gli ingenti profitti derivanti dall’illecita attività organizzata.


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