La città di Amelia si è stretta anche quest’anno nel ricordo della tragedia della scuola Maestre Pie Venerine che il 25 gennaio del 1944 fu distrutta da una bomba sganciata per errore dagli alleati durante il bombardamento che avrebbe dovuto eliminare il ponte sul Rio Grande per bloccare le truppe tedesche. Anche se in forma ristretta a causa delle norme anti covid, la 78esima cerimonia, svoltasi oggi, presieduta dal sindaco di Amelia, e presidente della Provincia di Terni, Laura Penazza, ha idealmente fatto stringere tutta la comunità amerina nel ricordo di una tragedia che ancora riecheggia nella memoria dei cittadini.

“La bomba uccise 17 persone – ha ricordato il sindaco Pernazza – precisamente 12 bambine, la direttrice Jole Orsini, un operaio e tre suore Venerine. Fu una tragedia immane che sconvolse l’intera comunità, segnata per sempre da questo evento”. Il sindaco si è rivolto poi agli studenti di oggi. “Fatevi raccontare dai ragazzi di ieri, i vostri nonni, quella giornata perché quel ricordo rimanga impresso anche in voi e vi aiuti a comprendere anche oggi l’atrocità della guerra.

Una guerra – ha continuato – alla quale Amelia ha dato il suo contributo di sangue non solo con i fatti della scuola ma anche con i tanti soldati morti al fronte”. Un momento toccante è stato quando il sindaco Pernazza ha proceduto alla scansione, una per una, delle vittime del bombardamento, con le autorità cittadine e religiose e la direttrice scolastica, Tiziana Lorenzoni, in rappresentanza delle scuole, che hanno, ad ogni nome, ripetuto la frase “presente” rivolgendo lo sguardo alla lapide che campeggia sulla parete della scuola.

Altro momento emozionante è stato il suono della sirena a mezzogiorno che ha ricordato quella che annunciava in tempo di guerra l’arrivo imminente degli aerei da bombardamento. “Ho desiderato condividere con voi questo ricordo – ha detto infine la Pernazza ai presenti – perché ogni testimonianza del nostro passato costituisce un’eredità di inestimabile valore che deve unirci, legarci sempre più alla nostra storia, alla nostra gente, alla nostra città e alle nostre tradizioni”.