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Purtroppo in questo particolarissimo momento storico la crisi della sanità pubblica non è nemmeno il principale dei nostri problemi, superato per importanza, o per emergenza, dall’ennesima guerra che i soliti mandanti vorrebbero far scoppiare sul territorio europeo. Un conflitto che potrebbe deflagrare prima delle prossime elezioni presidenziali negli USA.

Tuttavia la Regione Umbria, incurante delle priorità, sempre prodiga di geniali trovate a danno dei suoi residenti, quasi una strega degna della penna dei fratelli Grimm, con la Deliberazione della Giunta Regionale n. 537 del 5 giugno 2024, nascondendosi dietro allo schermo del famigerato Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), missione “Casa come primo luogo di cura ecc.”, e dietro al disposto della DGR n. 524.2023, per citare alcune delle perle legislative in causa, si appresta ad incrementare la quota di risorse finanziarie pubbliche che potranno finire nelle casse delle strutture private con oltre 41 milioni di euro da qui al 2027. Non a caso tutta una serie di associazioni rappresentative del settore privato e delle cooperative, tra le quali Federfarma, Confindustria, Legacoop & Co, hanno presentato alla Regione Umbria una lettera di intenti (Protocollo 37554 del 22.2.2024), bontà loro, per realizzare un percorso condiviso di progettazione.

E così dopo il fantozziano stadio/clinica e il nuovo ospedaletto a Terni (in project financing ma leggi fatto anche con i soldi dei privati perché la regione non può permettersi questa spesa), dopo le chiusure di reparti in questo o quell’ospedale in giro per la regione, è arrivato il momento di fare un altro significativo passo verso la privatizzazione della sanità pubblica, passando all’accreditamento di un altro bel gruppetto di privati per l’erogazione delle cure domiciliari.

Quindi il cittadino cosa dovrebbe dedurre da questa storia triste? Dovrebbe dedurre che a prescindere dal colore politico di chi governa la nazione o la regione si sta procedendo verso un progressivo trasferimento di denaro pubblico dal Servizio Sanitario Nazionale pubblico a un servizio sempre più privato, sempre più in stile USA, nel quale presto chi non avrà soldi non potrà curarsi, mentre già oggi una larga fascia della popolazione, circa 4,5 milioni, rinuncia a curarsi per ragioni economiche1.

Davvero siamo tutti intenzionati a sopportare questa follia? Davvero vogliamo assistere inermi alla distruzione di un sistema sanitario che fino a non molti anni fa tutti ci invidiavano? Davvero vogliamo assistere impotenti a questa vera e propria truffa? I Gruppi Aziendali dell’Azienda Ospedaliera di Terni e della USL Umbria 2 non condividono nel modo più assoluto questa deriva privatistica della sanità umbra e ternana.

GRUPPO AZ. UIL AOSP TERNI                                    GRUPPO AZ. USL UMBRIA 2