Questo il testo della lettera inviata dall’Associazione Culturale l’Astrolabio di Collescipoli al Sindaco di Terni.

Lo scorso anno, il gruppo dei “Volontari per Collescipoli” ha ripulito il Chiostro di Santa Cecilia da erbe infestanti e calcinacci (dodici sacchi).

In quella circostanza si constatò, oltre ai gravi danni (circa 30.000 euro) provocati dalle infiltrazioni d’acqua (si veda la foto allegata), che le caditoie erano intasate e, nonostante alcune prove con una ditta specializzata di fiducia dell’amministrazione, non si è riusciti a ripristinarle. L’intervento (pagato dalla nostra associazione) ha portato solo ad una parziale riapertura delle caditoie, ma per mantenere un minimo di deflusso dell’acqua è ora necessario pulire periodicamente l’ultimo piano, dove gli intonaci totalmente fradici, si staccano e intasano i condotti, provocando il debordo delle acque sulle volte e nelle stanze.

I notevoli danni avrebbero imposto un intervento puntuale per impedire che la situazione peggiorasse, ma si è preferito ignorare il problema e dare la gestione del monumento alla Pro Loco, che nel corso del 2022 lo ha utilizzato per le proprie attività (“gnocchetti ti amo”, premiazione della corsa delle carrette, halloween, ecc.).

Il 13 dicembre è uscita la determina del Comune di Terni n. 3535, che prevede l’affidamento in concessione e gestione del Monastero di Santa Cecilia. Il bando consentirà di concedere in uso il bene senza però prima riparare i numerosi danni, precludendo così un utilizzo di molte stanze per seminari, stage, prove musicali, mostre – ovvero tutte quelle attività che darebbero valore aggiunto al borgo attirando visitatori. Va ricordato che il recupero del bene è costato alle casse pubbliche almeno due milioni di euro.

Analizzando la determina ed approfondendo con un esperto, è possibile stimare che i costi complessivi di gestione, oltre ai canoni mensili che ammontano a 2.965 euro,

includono gli oneri energetici, di manutenzione e fiscali, che prudenzialmente s1 aggirano intorno ai 15.000 euro. Ricordiamo che l’impianto di condizionamento è unico e quindi non c’è possibilità di razionalizzare il costo.

Ci domandiamo, guindi, come può un’associazione sopportare simili oneri, in considerazione che una parte del bene è inutilizzabile visto che è invaso dalle acque piovane.

Per questi motivi chiediamo all’amministrazione comunale di risolvere, prima di dare in concessione il bene, i danni sopra illustrati e verificare la sostenibilità del costo di gestione del bene da parte di una singola associazione.

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Redazione Galileo ^[3]