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CATTEDRALE DI TERNI – CELEBRAZIONE DELLA NOTTE DI NATALE

Posted By Redazione Galileo On 26 dicembre 2022 @ 11:58 In Attualità

Celebrata nella cattedrale di Terni la santa messa della Notte di Natale presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu che ha rivolto il suo augurio alla comunità diocesana e alle tante persone presenti in chiesa, che ha salutato singolarmente al termine della celebrazione.

Un Natale illuminato dalla luce di Gesù, che dona gioia, speranza e rinnovamento ha ricordato mons. Soddu: «la luce è l’elemento che in questo tempo di Natale viene messo in particolare risalto, la grande luce di Gesù. Alle tenebre, nelle quali siamo continuamente immersi, si contrappone il fulgore di una luce singolare, che dilegua le tenebre, anzi le distrugge. Le tenebre sono quelle generate dalla cecità di quanti se le procurano; di quanti si rinchiudono a riccio; sono le tenebre di coloro che, ignorando la vasta immensità degli orizzonti disvelati dalla luce, si barricano nel buio del proprio piccolo mondo ed hanno anche la presunzione di inglobare, in questo piccolo mondo, tutta la realtà circostante. Un popolo che continua a camminare nelle tenebre, che persiste nel permanere in questo stato, non vedendo e non potendo orientarsi, inevitabilmente rischia di smarrire la strada del proprio percorso; oltretutto, non riconoscendo i volti dei suoi simili va incontro alla dissoluzione di sé e alla propria autodistruzione. In pratica si riduce a non essere più un popolo ma una “cozzaglia” di individui non meglio definiti, in continuo contrasto ora con una parte ora con l’altra. Oggi le tenebre sembra abbiano preso il sopravvento su tutto, e l’umanità sembra stia andando incontro a una catastrofe senza ritorno. La luce di Cristo ci svela le coltri che dovremmo rimuovere dal nostro essere, dalla società, dal mondo; ci fornisce i criteri e ci concede i doni attraverso i quali operare un autentico rinnovamento».

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L’esortazione quindi a fare proprio il messaggio del Natale e della sua forza rinnovatrice che si esplicita nella carità operosa «a partire dalla nostra persona e, a cerchi concentrici, si sviluppai fino all’incontro con quanti riconoscono ed accolgono la medesima forza rinnovatrice di questa luce. Il popolo inondato da una tale luce non può chiudere gli occhi davanti a tanta grazia; non può rinchiudersi in un prolungato inverno privo di vita, tra gli eterni freddi ghiacciai che, ibernando l’esistente, lo consegnano a un futuro senza data. Al contrario, sciogliendo la durezza dei cuori, li apre a una prospettiva primaverile di promettenti germogli di bene, che già profumano e si realizzano in abbondanti frutti di grazia. Gesù è il sole di giustizia, facciamo in modo che questa grande luce, a causa della nostra negligenza, della nostra mancanza di desiderio di luce, non si affievolisca mai nei nostri rapporti interpersonali, ma sia accolta ed alimentata dalla carità operosa».

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Un riferimento quindi al cammino sinodale della Chiesa, “popolo di Dio in cammino”, così delineata dal Concilio Vaticano II: «Cristo è dato all’umanità attraverso la Chiesa – ha proseguito mons. Soddu – che, nel tempo di grazia in cui ci troviamo ad esistere nella storia, ha l’opportunità di assimilare meglio e in pienezza i tratti caratteristici del proprio essere e del proprio itinerario, attraverso il percorso sinodale inaugurato ed affidatoci da papa Francesco. La luce che è Cristo, risplende sul volto della Chiesa; e perciò la Chiesa dev’essere più che mai impegnata, affinché contrastando le tenebre del mondo, mediante l’accoglienza continuata di questa luce divina, tutti possiamo godere sia dell’universo, della creazione che ci circonda, come delle persone che camminano con noi; con le quali abbiamo la possibilità, anzi direi di più, abbiamo l’obbligo morale di stringere legami di fraternità, di amicizia, di concordia e di pace. La luce Divina del Signore Gesù non viene mai meno, non si spegne e non si affievolisce mai. Abbiamo fede in questo e non saremo mai colti impreparati negli inverni bui e freddi delle nostre esperienze personali, familiari e sociali. L’accoglienza di questa luce, di questo dono di luce, produce gioia e letizia. Queste non sono circoscritte in un particolare momento o speciale circostanza ma, tale gioia e letizia, illuminate da Cristo hanno la capacità di generare ulteriore gioia e letizia. “Vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore”. Anche noi, insieme ai pastori, primi depositari di questo grande annuncio, mettiamoci in cammino fino all’incontro con la carne viva del Signore. Maria Santissima e san Giuseppe ci accolgano e soprattutto ci indichino come contemplare ed adorare nel nostro tempo e nella nostra società le fragili membra del bambino Gesù nei poveri del nostro tempo. È questa la luce di salvezza, l’unica capace di generare in noi speranza e gioia».

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