Con l’assemblea ecclesiale di domenica 17 ottobre nella Cattedrale di Terni, la comunità diocesana ha celebrato l’inizio dell’anno pastorale 2021-2022 “Annunciare il Vangelo in un tempo di rinascita” dando avvio a livello diocesano del percorso sinodale della Chiesa italiana con la consegna del mandato agli operatori pastorali e del manuale diocesano del sinodo col programma pastorale dell’anno.

Chiesa sinodale: Chiesa dell’ascolto, della vicinanza, della compassione e della tenerezza. Il vescovo Giuseppe Piemontese ha presentato il cammino sinodale e il documento diocesano, dove sono state evidenziate priorità e temi centrali della pastorale diocesana nel richiamare l’intera diocesi, dalle parrocchie agli organismi diocesani, ad avviare un cammino sinodale dal basso seguendo l’invito di papa Francesco. «Approfondire e promuovere la convinzione, ampiamente risuonata in questi tempi di incertezza, che siamo tutti nella stessa barca, siamo “fratelli tutti”, che devono, sempre più, darsi un aiuto vicendevole – ricorda il vescovo Piemontese nel documento -. La gente, specie le persone maggiormente provate, manifesta il bisogno di parlarsi e ascoltarsi. Promuovere una terapia del raccontarsi, arricchendo così di conoscenza e di familiarità le relazioni in piccoli gruppi. Recuperare la dimensione relazionale personale in tutti: giovani, ragazzi, adulti, anziani. Camminando comprenderemo e approfondiremo il significato e le sfaccettature del sentirci e dell’essere chiesa sinodale.

 

È necessario incamminarsi non occasionalmente ma strutturalmente verso una Chiesa sinodale: un luogo aperto, dove tutti si sentano a casa e possano partecipare, che sia Chiesa dell’ascolto, che possa diventare una Chiesa della vicinanza, della compassione e della tenerezza. Una grande opportunità per una conversione pastorale in chiave missionaria e anche ecumenica, che non si riduca ad un evento straordinario, ma di facciata, quanto un percorso di effettivo discernimento spirituale, per meglio collaborare all’opera di Dio nella storia. Dunque, se parliamo di una Chiesa sinodale non possiamo accontentarci della forma, ma abbiamo anche bisogno di sostanza, di strumenti e strutture che favoriscano il dialogo e l’interazione nella comunità, soprattutto tra sacerdoti e laici. Il sinodo non deve rischiare di essere una specie di gruppo di studio, con interventi colti ma astratti sui problemi della Chiesa e sui mali del mondo; una sorta di “parlarci addosso”, staccandosi dalla realtà, dalla vita concreta delle comunità sparse per il mondo. Per questo è importante che il Sinodo sia veramente tale, un processo in divenire; coinvolga, in fasi diverse e a partire dal basso, le Chiese locali, in un lavoro appassionato e incarnato, che imprima uno stile di comunione e partecipazione improntato alla missione. La comunione senza la sinodalità resta un cuore senza un volto; e viceversa: una sinodalità senza Spirito può ridursi a una forma di retorico populismo».

 

Il piano pastorale diocesano

È stato don Matteo Antonelli, vicario episcopale per il laicato e segretario del consiglio presbiterale, a presentare i temi priorità e temi centrali della pastorale diocesana dell’anno pastorale appena iniziato: «Approfondire e promuovere la convinzione, ampiamente risuonata in questi tempi di incertezza, che siamo tutti nella stessa barca, siamo “fratelli tutti”, che devono, sempre più, darsi un aiuto vicendevole. Manifestare vicinanza all’uomo, alle famiglie, ai giovani specie a quelli che sballano nella droga: la nostra diocesi ne sa qualcosa. La gente, specie le persone maggiormente provate, manifesta il bisogno di parlarsi e ascoltarsi. Promuovere una terapia del raccontarsi, arricchendo così di conoscenza e di familiarità le relazioni in piccoli gruppi. Recuperare la dimensione relazionale personale in tutti: giovani, ragazzi, adulti, anziani».

Da qui l’importanza della carità, che va custodita e alimentata per seminare speranza e misericordia. L’essenzialità di promuovere il ministero della consolazione e della fiducia tra moltitudini di persone, specie anziani, malati, persone singole rimaste isolate, colpite da lutti inconsolati. Riportare al centro l’Eucarestia domenicale “in presenza” quale momento centrale del camino di fede. Ricercare il rinnovamento degli stili di vita e una nuova ecologia e cura del creato. A livello pastorale valorizzare la collaborazione tra realtà vicine: foranie e comunità pastorali, superando il narcisismo, la solitudine e l’isolamento inconcludente e dannoso, proprio perché la Chiesa è chiamata nel tempo della rinascita a coltivare un ascolto, un’immaginazio­ne e una pratica che si lascia fecondare dall’annuncio evangelico e da quanto stiamo imparando dalla pandemia, consapevoli che una Chiesa sinodale, annunciando il Vangelo, cammina insieme.

 

Celebrazione eucaristica

L’incontro assembleare dei sacerdoti, religiosi e religiose, diaconi, membri del Consiglio pastorale diocesano, delle associazioni, dei gruppi e dei movimenti ecclesiali è proseguito con la Messa presieduta dal vescovo Piemontese e concelebrata dal vicario generale mons. Salvatore Ferdinandi, dal priore del Capitolo della cattedrale di Terni mons. Carlo Romani, dai vicari foranei e da molti sacerdoti della diocesi. Nell’omelia mons. Piemontese ha sottolineato la valenza del dono e del servizio come «i criteri di importanza e di grandezza che non sono certamente quelli correnti del dominio» e che essere cristiani significa «seguire Gesù come modello di servo, di colui che dona la vita per darci la liberta».

«All’avvio del cammino sinodale – ha aggiunto mons. Piemontese – anche la nostra comunità, si pone alla scuola di Gesù che attraverso il Vangelo, ci propone il suo progetto di comunità, la sua carta “costituzionale”, alla quale tutti i partecipanti devono aderire: ognuno è servitore di tutti. Una chiesa comunione, nella quale tutti sono diaconi, servitori e schiavi gli uni degli altri. Tuttavia, come gli apostoli, nonostante gli insegnamenti di Gesù, continuiamo a ricercare i primi posti, riconoscimenti e forme di potere. Un pensiero ci conforta: Gesù rispetta la lentezza dei discepoli nel capire, anche la nostra che abbiamo ascoltato questo messaggio tante volte. Un giorno arriveremo a capire che servire significa amare. Il cammino che iniziamo ci pone su questa strada con la fiducia che lo Spirito ci aiuterà ad apprendere lo stile di Gesù».